domenica 5 novembre 2017

JRPG col raffreddore

Sup?
Immerso nel tunnel del raffreddore (di quelli che ti prendono con estrema cattiveria) eccomi dunque qua pronto a portarvi la recensione di un gioco uscito al tempo un po' in sordina ma divenuto man mano, col tempo ed il passaparola, un autentico cult.


Quick!

EarthBound


Mother 2, conosciuto in occidente come EarthBound, è probabilmente uno dei più atipici, bizzarri e genuini JRPG mai creati.
Benché conservi in sé, sopratutto a livello di gameplay, grandissima parte dei cliché del genere, l'opera della leggendaria HAL Laboratory si distanzia totalmente dai propri colleghi per atmosfera e storia: il gioco è infatti ambientato ai giorni nostri e vede come protagonisti dei "semplici" bambini coinvolti in un profondo viaggio, interiore ed esteriore, dove anche azioni normali come prendere un semplice autobus possono rivelarsi un impresa epica.
E così tra un colpo di padella ad un teppista ed una sosta per un buona pizza la storia prosegue e si infittisce sempre più, tra carismatici personaggi e dialoghi che spaziano dal profondo al nonsense, il tutto accompagnato da una colonna sonora decisamente unica ed originale, talvolta bizzarra, ma assolutamente adatta al contesto del gioco.
Il gameplay come detto è forse un po' troppo retrò, sopratutto sotto il contesto del grinding rigido ed indispensabile per poter sconfiggere i boss più ostici, ma presenta comunque delle interessanti e fresche novità. I nemici, sempre visibili su schermo, saranno sconfitti all'istante se considerati troppo deboli (rendendo così più veloce e sopportabile il suddetto grinding), mentre i classici HP presentano un interessante dinamica: dopo aver subito un colpo infatti non scenderanno all'istante, ma gradualmente, dandoci così la possibilità (se sapremo muoverci nei menù con gran velocità) di curarci in tempo, piccola trovata che decolla solo verso il finale di gioco (avendo molti più HP a disposizione) che rende a modo suo interessante un sistema di combattimento altrimenti un po' troppo piatto. La difficoltà infine risulta non perfettamente calibrata: si passa spesso da sezioni eccessivamente "bastarde" (credetemi) ad altre fin troppo tranquille senza una vera e propria curva di apprendimento...  Difetti che comunque scompaiono davanti alla favolosa atmosfera del titolo.
In sostanza dunque EarthBound è un piccolo gioiello, non troppo conosciuto e con degli innegabili difetti, consigliato vivamente a tutti gli amanti del genere che vogliono qualcosa di diverso, in grado di stupire con le sue trovate e la sua genuinità.


See Ya!

Pazto

giovedì 12 ottobre 2017

Duro e Puro

Sup?
Due recensioni veloci veloci, dedicate a titoli nuovi ma dal sapore retrò, difficilissimi e per palati fini.

Quick!

STRAFE


Omaggio totale agli FPS anni '90, STRAFE è un piccola chicca che in molti non hanno compreso nella sua interezza. Oltre a sudare (e sanguinare) palesemente Doom e Quake da ogni poro, il titolo della Pixel Titans nasconde infatti in sé una profonda vena roguelike in parte mascherata da una grafica ed un gameplay totalmente retrò, maschera che ha infatti indotto in molti (recensori professionisti compresi) ad etichettare il gioco come un classico e semplice FPS, poco profondo e molto difficile, dove si spara ad ogni cosa che si muove senza un briciolo di ragionamento.
Ma se è vero che l'azione frenetica, dura ed old school è onnipresente, è altresì vero che ogni mossa, credito, munizione e tassello di armatura va centellinato alla perfezione, per poter sopravvivere nei vari, e sempre più complessi, livelli proceduralmente generati. Ogni run è una gara di sopravvivenza, dove spesso ci si trova indecisi tra il rischio dell'esplorazione (che potrebbe portare ad ottenere upgrade e nuove perk) e l'apparente sicurezza di scendere il prima possibile al piano successivo, consapevoli dell'impietoso permadeath che cancellerebbe in maniera definitiva ogni sforzo e traguardo ottenuto fino a quel momento. 
E così si muore, si riprova, si crea un personaggio sempre più forte che con ogni probabilità morirà in modo tremendo e si inizia di nuovo da zero, mouse e tastiera alla mano.
Un gioco duro, vecchio e nuovo allo stesso tempo, sicuramente non per tutti ma con una grande profondità, immersa in una goliardia anni '90 che i cultori del videogame non potranno che apprezzare. Colonna sonora pazzesca.

Cuphead


Prendete Metal Slug, aggiungeteci un pizzico di Contra, aumentate in maniera esponenziale il numero dei Boss ed immergete questo appetitoso mix in uno stupefacente stile da Cartoon anni '30, ecco in poche parole cosa è Cuphead.
La Studio MDHR nell'ormai lontano 2010 si mise in testa la stramba idea di creare un gioco Run & Gun focalizzato sui Boss, disegnato a mano e stilisticamente ricercatissimo, idea che dopo sette anni di duro lavoro è stata per nostra fortuna realizzata nel migliore dei modi, offrendoci un esperienza davvero indimenticabile.
Il gioco presenta una storia semplice ma efficace, immersa in una world map piccola ma liberamente esplorabile che collega in modo sapiente le varie Boss Fight (vero e proprio fulcro del gioco) ai pochi, ma avvincenti, livelli Run & Gun.
Graficamente il titolo è letteralmente una gioia per gli occhi, curato e fluido fin nei più piccoli dettagli, veramente unico nel suo genere, con un gameplay che non è certo da meno risultando reattivo ed intuitivo, strumento indispensabile dinnanzi al muro di difficoltà che il gioco ci metterà di fronte. 
Cuphead difatti non è un gioco per tutti, presenta una sfida old school veramente estrema che necessita un minimo di dedizione: sarà praticamente impossibile battere i Boss più difficili o i livelli più complessi al primo tentativo e senza aver prima preso in faccia una bella dose di schiaffoni, esperienza che oggidì i giocatori paiono aver dimenticato, ma che al tempo era alla base del gaming.
Gioco dunque consigliatissimo a coloro che sanno accettare le sfide, piccola opera d'arte con una colonna sonora squisita, Cuphead è un videogame unico e capace di donare, a chi abbia la voglia e la pazienza da dedicargli, grandissime soddisfazioni. Uno dei migliori giochi dell'anno.


See Ya!

Pazto

domenica 1 ottobre 2017

Non giudicare mai un gioco dalla Square-Enix

Sup?
Con l'uscita nei negozi di "Final Fantasy XII The Zodiac Age", remastered di "Final Fantasy XII International Zodiac Job System" a sua volta versione corretta e migliorata di "Final Fantasy XII", mi son promesso di portare a termine quel dodicesimo capitolo della saga da me al tempo snobbato con un certo pregiudizio. Eccovi dunque il risultato della mia esperienza.

Final Fantasy XII


Molti non sanno che dietro la creazione del dodicesimo capitolo della serie, si cela l'ultimo regalo mosso da Sakaguchi alla sua creatura: prima del suo sofferto licenziamento difatti, il padre della saga aiutò a mettere in piedi il team che sarebbe poi divenuto l'artefice di Final Fantasy XII, ed è forse anche per questo che il titolo  porge a suo modo un forte rispetto al materiale originale, prendendolo sempre come esempio ma non imitandolo malamente, intraprendendo una strada sì affine, ma sostanzialmente diversa.
Le varie influenze "FinalFantasiane" infatti furono mischiate all'universo parallelo della serie Tactics da un abile Yasumi Matsuno, che benché artefice della storia e del suo mondo, non fu in grado di dirigere in maniera completa il suo sviluppo a causa di gravi problemi di salute.
Il resto del gioco dunque fu preso in mano da Hiroyuki Ito, Hiroshi Minagawa ed Akitoshi Kawazuvu, volti storici della serie con una grande esperienza sulle spalle, affiancati dalle composizioni musicali di un eccellente Hitoshi Sakimoto, che benché profondamente diverso dal maestro Uematsu, seppe trovarsi perfettamente a suo agio nell'ambientazione del dodicesimo capitolo della saga, creando delle composizioni impeccabili, fatto che comunque non stupisce visto i suoi precedenti ed ottimi lavori nell'universo tattico della Fantasia Finale.
Un gioco dunque diverso e con una realizzazione leggermente travagliata alle spalle, problema che ha infatti portato ad una storia con svariate lacune e degli aspetti di gameplay non curati fino in fondo.
Benché il mondo sia infatti vivo ed unico nella sua visione multietnica, stessa cosa non si può dire per i personaggi troppo spesso non sviluppati a dovere, in una storia oltretutto non sempre chiara e curata che a volte si dimostra piuttosto debole. Il presunto protagonista della storia è l'emblema di questo problema: Vaan è infatti poco più che un avatar del giocatore che troppo spesso non ha vere e proprie ragioni per combattere le varie battaglie personali degli altri, e meglio curati, personaggi del gruppo.
Il sistema di combattimento d'altro canto risulta piuttosto divertente e riesce ad innovare in maniera intelligente e rispettosa lo storico sistema ATB con la possibilità di controllare direttamente lo spostamento del personaggio tra i vari turni e l'aggiunta di poter completamente programmare l'intelligenza artificiale dei propri compagni (tranquillamente utilizzabili comunque a nostro piacimento), tramite il sistema Gambit. Spariti invece i combattimenti casuali, e con mio dispiacere, anche la World Map: il mondo di gioco è infatti un agglomerato di "micro sezioni" che collegano tra loro le varie località, una pecca molto amata da Square-Enix che rende il mondo decisamente più piccolo, limitato e meno libero, un vero passo indietro rispetto alle altre interessanti novità.
Stramba è anche la gestione del contenuto degli scrigni, totalmente randomica, ed il sistema di skill dei personaggi, totalmente "aperto" e customizzabile, scelta che rende i personaggi fin troppo autosufficienti e non distinti tra di loro, "difetto" (da me in ogni caso non troppo odiato) corretto comunque nelle varie riedizioni del gioco, grazie ad un sistema di classi più statico e definito, ottima invece la grafica (probabilmente una delle migliori su Playstation 2) e le molte attività secondarie.
Quel che resta è quindi un buon Jrpg, diverso ma rispettoso verso la serie originale, che non stupisce e talvolta fa storcere il naso, ma che nonostante tutto riesce a divertire e coinvolgere. A tratti poco rifinito ma in generale più che sufficiente, Final Fantasy XII è un acquisto consigliato a chiunque sia appassionato del genere, in qualsiasi sua incarnazione.
Attualmente, il miglior "nuovo" Final Fantasy.


See Ya!

Pazto

mercoledì 20 settembre 2017

LCD Revival

Sup?
Mosso da una piccola ed inaspettata sorpresa trovata sotto il cuscino, eccomi dunque qua con una nuova ed in parte didattica puntata di Quick!

Quick!

Nintendo Mini Classics


(Da non confondere con il Nintendo Classic Mini)

I cosiddetti LCD Games sono una di quelle particolari e misteriose nicchie del settore che rendono il mercato videoludico così unico ed interessante da studiare e scoprire. Diventati famosi grazie ad i leggendari Game & Watch creati da Nintendo nel lontano 1980 ed in seguito diffusi in massa per merito della Tiger Electronics, questi rudimentali videogiochi portatili sono stati per molti, ai tempi, la sola ed unica alternativa per avere sempre in tasca il proprio videogame preferito.
Estremamente economici, numerosissimi, semplici, veloci e divertenti questi piccoli ammazza-tempo sono stati col trascorrere del tempo in parte dimenticati, soppiantati dalla diffusione massiccia delle console portatili e sopratutto dall'esplosione del Gaming Mobile.
Fa piacere dunque vedere la stessa Nintendo tentare di tenere in vita questa piccola parte di storia con i suoi interessantissimi Nintendo Mini Classics, veri e propri eredi ufficiali dei Game & Watch racchiusi in scocche dalla forma di piccoli Game Boy. Economici e decisamente ben realizzati, con una storia alle spalle non da poco, questi oggettini sono un insospettabile mini-tesoro che tutti gli appassionati del genere non dovrebbero lasciarsi scappare.
Consiglio in special modo le riedizioni dei grandi classici, come Parachute, Fire! e Donkey Kong Jr.

Nier: Automata


L'opera creata dall'immensa Platinum Games sotto le direttive del visionario Yoko Taro, è un interessante ed assai serioso mix di Hack & Slash ed Action RPG con delle piccole spruzzate di Shmup, un ottimo titolo fortemente nipponico e con un grande potenziale che però non ha saputo convincermi fino in fondo.
L'ineccepibile e profondo gameplay, fedele alla software house di origine, diverte e non stanca, ma a volte stona con un ambiente open world piccolo ed un po' forzato: le varie sezioni del gioco sono infatti collegate da autentici mini-corridoi che rendono le transizioni tra i vari ambienti poco fluide e credibili. Scelta decisamente comprensibile quella di creare un mondo aperto, vista la sfumatura "rpgistica" del titolo, che però poteva, e doveva, essere realizzata in maniera migliore: le ambientazioni risultano infatti troppo spesso spoglie e poco ispirate, rovinando in parte una presentazione altrimenti lodevole.
Lo svolgere del gioco ci riporterà poi troppo spesso a tornare in luoghi già più volte visitati, costringendoci addirittura (senza fare spoiler) a rigiocare dal principio gran parte del titolo, fatto poi esasperato nelle noiose e ripetitive side-quest che spesso, oltretutto, non regaleranno al giocatore bonus degni di nota.
Quel che resta, nonostante questi difetti, è un signor gioco, divertente e fortemente giapponese, sia nello stile artistico che nella storia e nei suoi personaggi, in grado di coinvolgere e far divertire, longevo e talvolta profondo, benché ripetitivo e sporadicamente "ottuso-infantile-snob" nelle sue visioni e nelle sue scelte, in special modo nel trattare temi delicati come l'esistenzialismo.
Un titolo che gli appassionati delle opere nipponiche moderne non dovrebbero dunque lasciarsi sfuggire, un'opera ben realizzata con un ottima colonna sonora e dei problemi, che forse avrebbe dovuto essere più onesta verso se stessa, come la buona Platinum talvolta insegna.
Un acquisto dunque consigliato praticamente a tutti gli amanti del genere benché, state ben attenti, Nier Automata non sia assolutamente quel capolavoro perfetto ed intoccabile che i vari, accanitissimi, Fanboy voglian farci credere. Non siamo davanti ad un nuovo Breath of the Wild.
Disponibile per PlayStation 4 e Microsoft Windows.


See Ya!

Pazto

lunedì 4 settembre 2017

Agents of Meh-em

Sup?
Recensione veloce veloce che in molti stavano aspettando, eccovela qua!

Quick!

Agents of Mayhem


Da grande amante delle opere Violition, avevo un hype piuttosto grande per questo spin-off, decisamente sopra le righe, della saga di Saints Row.
Questo hype è stato ahimè in parte deluso da questo open world / action-adventure, divertente ma affrettato, avente come protagonista una strampalata task force di improbabili eroi opposti ad un altrettanto improbabile corporazione di super cattivi.
L'ambientazione, i nemici e gli stessi agenti sono a modo loro accattivanti e discretamente caratterizzati ma decisamente non memorabili, così come non memorabile è un gameplay sì fresco e "fracassone", ma al tempo stesso ripetitivo e dozzinale, interessante per il suo sistema di scambio veloce dei personaggi, ognuno con le proprie abilità leggermente customizzabili, ma  piuttosto antiquato e decisamente privo di una vera profondità nel suo complesso.
L'ambiente open world poi offre ben pochi svaghi, rendendo così il mondo un po vuoto e deludente, il tutto infine è ulteriormente penalizzato da un sistema di guida non certo perfetto, missioni poco ispirate, deludenti Boss Fight e qualche bug sparso qua e là.
Non un capolavoro dunque, Agents of Mayhem è un "giochino" appena discreto e sporadicamente divertente, su cui passare del tempo, senza troppe pretese, se non si ha di meglio da giocare.
Non orribile, ma non da prezzo pieno.
Disponibile per Microsoft Windows, PlayStation 4 ed Xbox One.

See ya!


Pazto


mercoledì 30 agosto 2017

QuickOden!

Sup?
Cercando di non pensare all'orrendo titolo di questo post, eccomi di nuovo qua con una nuova edizione di Quick! che, oltre a proporvi un breve articolo/recensione, scritto di recente per una commemorazione collaborativa sulla saga di Suikoden, parlerà anche di un piccolo gioco, non troppo conosciuto, per Wii U.

Quick!

Captain Toad: Treasure Tracker


L'interessante titolo sviluppato da Nintendo assieme alla 1-UP Studio, avente come protagonista l'infido ma adorabile Capitano Toad, si mostra a noi, nella sua deliziosa semplicità, come un bizzarro Action-Puzzle incentrato sull'uso della telecamera, ambientato in piccoli e dettagliatissimi livelli cubici, che visti da diverse prospettive, sapranno svelare i molti segreti in essi nascosti.
Toad come peculiarità, visto il suo zaino ingombrante, non potrà saltare né muoversi molto velocemente, da qui la necessita di "studiare" i livelli ed i suoi puzzle tramite l'utilizzo telecamera (ahimè non sempre perfetta), al fine di pianificare una rotta sicura che, assieme alle nostre abilita mentale ed i nostri riflessi, ci permetterà di arrivare alla preziosa ed iconica stella e completare così il livello.
La longevità del titolo non è di certo stellare (scusate), fermandosi sulle 6 ore circa, ma i contenuti extra non mancano e sono in grado di raddoppiare la vita al titolo, la giocabilità è invece più che sufficiente, anche se sporadicamente, prettamente per colpa della succitata telecamera, presenta qualche difetto superficiale.
Per quanto riguarda il comparto grafico e sonoro, sono lieto di dirvi che siamo nei classici, altissimi, standard delle produzioni principali Nintendo: il gioco è letteralmente una gioia per occhi ed orecchie, una chicca per i sensi, confezionato veramente ad opera d'arte.
Inizialmente ideato come un minigioco per Super Mario 3D World, e poi espanso in questo Spin-Off a prezzo budget, il titolo nel complesso è un'esperienza decisamente godibile, ma con dei difetti, che i soli fan del genere dovrebbero tenere in considerazione.

Suikoden II


Suikoden II è senza alcuna ombra di dubbio, uno dei punti più alti mai toccati dai JRPG di stampo classico. Stilisticamente ispirato al fascino dei giochi di ruolo 16-Bit, la vera e propria epopea contenuta nel magico CD ci porterà ad intraprendere un lungo ed avventuroso viaggio ricco di colpi di scena, personaggi interessanti, location squisitamente realizzate e carismatici nemici. Il tutto accompagnati da una colonna sonora a dir poco stupenda ed una storia, adulta e seria, probabilmente tuttora inarrivata, che sa narrarsi nel suo crescendo, con un ritmo praticamente perfetto.
Interessante dall'inizio alla fine, con un forte senso artistico ed uno charme di altissimo livello, il secondo Suikoden è un vero e proprio mostro sacro del genere che avrebbe meritato decisamente molta più attenzione, offuscato al tempo in parte da "colleghi" graficamente più avanzati, ma con meno arte, con meno cuore. Una delle mie opere preferite di tutti i tempi, un "gioco", che non è solo un gioco.

See Ya!

Pazto

martedì 22 agosto 2017

Nes-Quick!

Sup?
Come festeggiare una torrida estate ormai agli sgoccioli, se non con un post dal pessimo titolo?
Rieccoci dunque qui per la fortunata rubrica Quick!, che come avrete evinto, tratterà quest'oggi di due titoli per Nintendo Entertainment System

Quick!

Final Fantasy III


Canto del cigno dei JRPG 8-Bit, la terza incarnazione della Fantasia Finale, uscita nel 1990 in esclusiva Famicom, è un opera che nella sua apparente semplicità racchiude in sé tutto ciò che un appassionato del genere possa desiderare.
Final Fantasy III è infatti uno dei più validi, vasti e complessi giochi di ruolo della sua generazione che, grazie al suo vasto mondo, il curato ed appagante Job System, la sua difficoltà severa ma mai ingiusta (che ci porterà spesso a variare le nostre strategie in base alla situazione) ed il forte senso di libertà, si è saputo imporre con classe nel firmamento videoludico. Graficamente non eccezionale, ma diretto in maniera ineccepibile, divertente da giocare dall'inizio alla fine.
Square-Enix ha creato e riproposto più volte un azzardato remake che non riesce però a catturare l'essenza di un titolo che, dunque, vi consiglio di giocare in versione originale.

Mega Man 3


L'ottimo Action-Platform ideato da Capcom nel lontano 1990, Mega Man 3  ha suo malgrado una sola colpa: quella di essere il sequel di un autentico mostro sacro del genere, uno dei giochi più belli di tutti i tempi... Situazione decisamente scomoda.
Il terzo capitolo delle avventure del Blue Bomber accusa infatti pesantemente il confronto con Mega Man 2, sia nelle musiche che nel design, rimanendo così confinato il più delle volte nella penombra della memoria ludica collettiva. Grandissimo errore questo, che non ha permesso ai più di assaporare uno stupendo gioco, leggermente inferiore al predecessore forse, che riesce però a far tutto nel modo corretto, con classe e senza alcun passo falso.
Must per i collezionisti NES ed ottimo capitolo, uno dei migliori, della fortunata saga. Giocatelo!

See Ya!

Pazto

venerdì 28 luglio 2017

Summer Done Quick

Sup?
Con gran parte degli eventi annuali dedicati gaming ormai archiviati (EVO, E3, SGDQ) e ben poche uscite prestigiose all'orizzonte (senza però mai dimenticare il panorama indie) eccomi di nuovo qua con una nuova edizione di Quick!, rubrica che con mio estremo piacere ha riscosso discreto successo.

Quick!

Devil's Third


Gioco selvaggiamente massacrato dalla critica, il buon Devil's Third è invece, nel suo piccolo, un onesto ed assai sborone Action-Adventure / Hack & Slash / TPS, ad opera del leggendario e controverso Game Designer Tomonobu Itagaki.
Il titolo in breve è un divertente mix tra Ninja Gaiden e Gears of War, che benché sia distante anni luce dalla squisita raffinatezza del primo o dalla appagante fisicità del secondo, riesce comunque ad affermarsi, a modo suo, come un esperienza sufficiente e piacevole da giocare, con degli innegabili difettucci tecnici sparsi qua e là che non riescono però a minare l'essenza di un opera complessivamente gradevole.
Consigliato ad i fan del genere non troppo schizzinosi. In esclusiva Wii U.

Baku Baku Animal


Piccolo gioiello nascosto nel vasto assortimento Sega, Baku Baku Animal è nella sua semplicità un divertente ed assai carino Puzzle Game non troppo dissimile dal ben più famoso Puyo Puyo: scopo del gioco è infatti sconfiggere gli avversari a suon di combo, realizzate ammassando strategicamente i "Blocchi Cibo" (carote, ossa, bambù e banane) che saranno poi distrutti dai corrispondenti "Blocchi Animali" (conigli, cani, panda e scimmie) nel classico stile dei più blasonati esponenti del genere. Nulla di rivoluzionario dunque, ma il titolo è talmente ben confezionato da risultare irresistibile, con i suoi strambi ma carismatici personaggi, i suoi colori sgargianti ed il suo gameplay ricco, veloce ed impeccabile.
Uscito per moltissime piattaforme (Arcade, Sega Saturn, Game Gear, Windows, Master System e telefoni cellulari), il gioco  è consigliato caldamente a tutti, anche ai neofiti del genere.

Quote of the Post

Fighting Game is Something So Great

Tokido

See Ya!

Pazto

venerdì 2 giugno 2017

Caro Nomura Ti Scrivo

Sup?
Come alcuni di voi ormai ben sapranno, benché sia un vecchio nostalgico un po' rompiballe, tento sempre di avvicinarmi ad i nuovi capitoli "Post Squaresoft" di Final Fantasy con una mentalità piuttosto aperta, trattandoli come una nuova saga a sé stante e cercando di essere, nel loro giudizio, il più imparziale possibile.

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Final Fantasy XV


Final Fantasy XV è un gioco con un grande potenziale, dico davvero, rovinato ahimè da due fondamentali fattori: il lungo e travagliato ciclo di produzione e le convinzioni ottuse ed incompetenti di Tetsuya Nomura.
L'Action JRPG in salsa Square-Enix trova in sé, oltre ad un sistema di combattimento tutto sommato soddisfacente e totalmente orientato all'azione, una ricca componente Open World che, con una ponderata analisi, può essere considerata in tutto e per tutto una moderna ed intelligente evoluzione di quelle World Map tanto care ai JRPG di stampo classico. Dinnanzi a noi avremo infatti un mondo (non tanto vasto a dire il vero) da esplorare, ben realizzato e disseminato di segreti, che ci porterà in alcuni frangenti a rivivere le emozioni, ormai perse, dell'esplorazione.
Ma se girovagare in questo mondo e completare Sub-Quest a piedi o in sella ad un Chocobo è decisamente divertente, mal realizzato e quasi tragicomico è invece l'utilizzo dell'automobile, presunto punto focale del gioco, considerabile perlopiù come un sistema di "trasporto rapido" che nelle sezioni di guida manuale dimostra tutti i suoi pesantissimi limiti, tramite un sistema di guida su binari, rigidissimo e decisamente imbarazzante. Deludente è anche la costrittiva scelta di poter usare il solo protagonista, così come totalmente sbagliato è il sistema di magia, rilegato ad un noioso e superficiale crafting di "granate", ed il sistema di invocazioni, totalmente casuale, sporadico e senza senso.
Tutti questi problemi sono stati probabilmente frutto di un gioco che ha sofferto una programmazione lunga e problematica, colpa in parte di un Game Designer che si è trovato tra le mani qualcosa di molto più grande di lui: il "buon" Tetsuya Nomura infatti, oltre ad imbastire il gioco con i suoi sogni erotici, regalandoci dei personaggi e dei dialoghi totalmente insopportabili, sopratutto all'inizio, ha confezionato una storia semplicemente imbarazzante e totalmente trascurata nel suo svolgimento, che nella sua seconda metà si schianta tristemente al suolo, trascinandosi dietro ahimè anche il Gameplay.
Nel suo secondo atto infatti, il gioco torna ad essere il solito prodotto alla Nomura, con un copione inconsistente e pieno di buchi, personaggi accennati e mal sviluppati ed un level design composto da corridoi, corridoi infiniti, che collegano la brutta storia ai combattimenti, in un cliché ripetitivo ed inaccettabile a lui tanto caro, confezionato in quel pesante stile nipponico "Ambiguo e Fighetto" di inizio anni 2000, ormai decisamente demodè. Addio dunque all'Open World e largo ai suoi sogni bagnati, con dei capitoli finali così brutti e mal realizzati che addirittura son stati "patchati" a furor di popolo, per tamponare in parte la situazione.
Cosa rimane dunque di questa Fantasia Finale? Una grandissima occasione sprecata, che nelle sapienti mani di un Game Designer più competente avrebbe potuto essere qualcosa di veramente bello. Con una storia, dei personaggi ed un mondo più curato, lontano da Kingdom Hearts e più fedele a Final Fantasy, forte della nuova ed azzeccata concezione della World Map e con un sistema di combattimento leggermente più profondo e curato,  il titolo avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere un degno erede della leggendaria saga, ma ahimè quel che resta, nella triste realtà, è solo un grande amaro in bocca, un gioco decisamente incompleto, frettoloso e mal confezionato. E dispiace, dispiace davvero, perché quelle sezioni lontane dalla storia e dai suoi personaggi, fatte di esplorazione e Sub-Quest, nuove armi, mostri nascosti e level up, sono state veramente divertenti, quasi nostalgiche, nonostante le molte innovazioni.
Togliete Final Fantasy dalle mani di Nomura.


See Ya!

Pazto

martedì 23 maggio 2017

Quick!

Sup?
Quest'oggi vi porto una nuova e spero gradita aggiunta al blog: parlo di "Quick!" rubrica che si dedicherà a mini-recensioni fresche ma come sempre competenti, di titoli (di solito in coppia) appartenente ad un po' tutte le generazioni.
Ordunque, si comincia!

Quick!

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands



Con un divertente misto tra Open World e Tactical shooter, la nuova incarnazione di Ghost Recon non si prende mai troppo sul serio, abbassando sin da subito i toni e presentandosi come un gioco fatto solo ed esclusivamente per intrattenere il giocatore. A volte decisamente monotono, altre un pò "grezzo" nella sua realizzazione, il titolo risulta comunque godibile e discretamente caratterizzato dall'inizio alla fine, sopratutto se giocato in Co-Op. Un discreto clone di GTA in salsa militare anti narcos dunque, che benché non sia un capolavoro, può comunque essere un valido acquisto per chiunque.

Shantae and the Pirate's Curse


La terza avventura della simpatica mezza genio è un moderno Metroidvania, piccolo, curato e divertente, con tutti gli elementi messi al posto giusto. Consigliato sia agli amanti del genere che ai novizi, The Pirate's Curse diverte ed appassiona, risulta gradevole grazie al suo stile volutamente pixeloso ma decisamente curato, e porta il giocatore ad esplorare con curiosità ogni angolo della mappa, anche grazie ad un gameplay sapientemente realizzato. Longevità nella media per il genere ed una colonna sonora che forse doveva osare di più, il gioco è comunque una piccola gemma per la categoria.


See Ya!

Pazto

mercoledì 17 maggio 2017

Ama-Recore-d

Sup?
Post senza fronzoli questo, attendendo un E3 ormai imminente, con una recensione appena sfornata e pronta per essere letta.

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ReCore


Titolo decisamente particolare questo ReCore, recente e non troppo conosciuta esclusiva Microsoft, diretta da nientepopodimeno che Keiji Inafune e realizzata tramite uno sforzo comune di 3 piccoli studio.
Lo strano Platform 3D Action-Adventure è per certi versi uno Zelda "Xboxiano" ad ambientazione sci-fi, un'avventura che trova in se, oltre all'esplorazione ed i dungeon cari a Link, anche forti elementi presi a piene mani dalla saga di Megaman (con Inafune al timone c'era da aspettarselo) e dal genere dei Metroidvania.
Il titolo ci vede immersi nei futuristici panni di Joule Adams, scaltra ragazza colonialista spaziale, risvegliata all'improvviso dal suo sonno criogenico su un pianeta distante in pieno processo di terraformazione. L'avventura durante il suo svolgimento ci porterà dunque ad indagare sul perché del nostro prematuro risveglio ed a cercare al tempo stesso altri coloni su questo impervio e desolato pianeta, scontrandoci nel processo con il classico cliché delle macchine impazzite, in rivolta contro l'umanità.
I robot sono infatti il nucleo, in tutti i sensi del gioco: gli unici nemici che affronteremo saranno macchine spietate, caratterizzate da un curato design (sopratutto i boss, alcuni di essi davvero bellissimi), decisamente accattivanti e ben congeniate. Ma anche i nostri compagni di avventura saranno degli automi, reperiti nel corso della storia, ognuno di essi dotato di abilità uniche che ci permetteranno di raggiungere luoghi dapprima inarrivabili, armati in più di un potenziale bellico non da poco, decisamente indispensabili negli svariati combattimenti che il gioco ci metterà davanti. Sconfiggendo i nemici in aggiunta, otterremo nuclei, esperienza e parti meccaniche, utilizzate per migliorare e rendere ancora più potenti i nostri alleati, creando così una classica meccanica di ricerca e crafting.
Dal canto nostro, potremmo contare su un fucile ad energia, caricabile à la Mega Buster, ed un rampino (utilizzabile solo per scopi offensivi), affiancati da un'appagante sistema di "dash", probabilmente punto forte del gameplay, utilissimo sia nel non proprio strabiliante sistema di combattimento, che nelle apprezzabili sequenze platform: si salta infatti da una piattaforma all'altra cercando di utilizzare il famigerato scatto, dal sapore squisitamente nipponico, fino all'ultimo istante, al fine di raggiungere piattaforme apparentemente fuori portata, e lo si fa con una fluidità ed un senso di appagamento davvero notevole.
La telecamera però non esegue sempre al meglio il proprio lavoro, penalizzando quindi in parte la buona giocabilità del titolo, pecca in ogni caso non troppo incisiva che ahimè sparisce, assieme al mediocre sistema di combattimento, davanti ai veri lati negativi del gioco.
Andando dritti al punto, ReCore è tecnicamente, con mio enorme dispiacere, un mezzo disastro: alcune sezioni del gioco sono visibilmente incomplete, addirittura con pavimenti e superfici "intangibili" che ci faranno cadere senza preavviso fuori dalla mappa, altre sono invece totalmente inaccessibili, e benché siano state annunciate come DLC, è piuttosto palese che fossero inizialmente programmate per comparire nel gioco finale. C'è dunque un forte senso di incompiutezza che pervade tutta l'opera, una pesante aria che coinvolge in pieno il mondo, le sue meccaniche ed anche la storia, che a volte risulta decisamente frettolosa e trasandata nel suo svolgimento.
Le patch, va detto, hanno risolto man mano grandissima parte dei problemi, ma l'errore di fondo ahimè resta, e ciò mi dispiace terribilmente. ReCore è un gioco con un grande charme, con delle grandissime potenzialità, che se fosse stato rifinito e meglio confezionato, sarebbe stata un'ottima esclusiva, un gioco di qualità. Così ci troviamo davanti ad un opera divertente ma incompiuta, che un giorno, tra DLC e Patch, sarà forse ultimata. Un Early Access spacciato come gioco completo, vittima forse del mercato videoludico moderno.
Peccato, peccato davvero.

See Ya


Pazto




venerdì 12 maggio 2017

Cosa resterà di questa 360? - III

Sup?
Eccoci dunque qua per una terza, ed un pò inaspettata, parte dedicata ai migliori giochi della settima generazione in cui, oltre ad analizzare una gemma nascosta non da poco, tratterò titoli che per svariati motivi sono stati fortemente incisivi nell'evoluzione del mondo del gaming.

Spec Ops: The Line


Non giudicare mai un gioco dalla sua copertina: è questo ciò che il buon Spec Ops The Line mi ha sapientemente insegnato. Uno sparatutto in terza persona ispirato a Gears Of War all'apparenza frivolo, "ignorante" ed eccessivamente patriottico, il titolo nasconde invece in sé una storia fortemente curata, seria e profonda, ricca di stravolgenti colpi di scena che difficilmente vi lasceranno indifferenti. Un opera da giocare più per la storia che per il gameplay (in ogni caso ben realizzato) dunque, in grado di stupire e far riflettere. Un ottimo thriller psicologico di guerra in cui immergersi, probabilmente una delle migliori gemme nascoste della settima generazione. Consigliatissimo.

Rayman Origins


Gioco da me trattato più volte, il Platform 2D realizzato da Ubisoft non è solamente uno dei migliori titoli della categoria nella sua generazione, ma probabilmente, uno dei migliori giochi di piattaforme bidimensionali di tutti i tempi. Un ritmo sorprendente, un level design meraviglioso, un gameplay ed un comparto grafico quasi perfetti, Rayman Origins è un divertimento impareggiabile dall'inizio alla fine, un autentica goduria videoludica sia per gli occhi che per le orecchie, ottimo anche in co-op.

Street Fighter IV


Passiamo adesso ai titoli più influenti della generazione, iniziando subito alla grande con la quarta incarnazione del re indiscusso dei picchiaduro: Street Fighter IV.
Il titolo, benché (lo dico da subito) non sia il miglior "rullacartoni" di tutti i tempi, è comunque un gioco con un grande punto di forza: una ponderata e divertente alchimia tra vecchio e nuovo che è stata in grado di dare nuova vita al mondo dei Fighting Game e far crescere a dismisura la scena competitiva, attirando tonnellate di persone sia a praticare che tifare, come un vero e proprio sport, tale disciplina. Un gioco importantissimo per tutta la categoria dunque, divertente e ben bilanciato, consigliato sia agli esperti del genere, che ad i novizi.

Braid


Gioco molto discusso questo Braid, considerato da molti il vero messia di tutti i giochi Indie. L'opera di Jonathan Blow uscita nel 2008 su Xbox 360 ha infatti scosso profondamente il mercato e si è in breve tempo imposta come un successo di pubblico e critica, puntando in questo modo i riflettori su tutto il palcoscenico indipendente, rendendolo più serio ed autorevole, anche tra i "consolari" più convinti. Il gioco in sé è un ottimo ed intelligente Puzzle-Platform dalle atmosfere leggermente cupe, una scelta stilistica che ha fatto veramente scuola ed ha ispirato molti eredi. Divertente dall'inizio alla fine, scaltro nei suoi puzzle, competitivo sul mercato con la sua apparente semplicità, Braid ha fatto molto, moltissimo, per il mondo videoludico.

E con questo concludo la terza, piccola, parte del mio personale Best Of, preannunciando una probabile quarta "espansione" dedicata ai titoli minori, ma comunque di qualità: i secondi posti di lusso.

See Ya



Pazto

sabato 6 maggio 2017

ProtoMetroidVania

Sup?
Tra tutti i generi videoludici esistenti, il MetroidVania è probabilmente uno dei miei preferiti: c'è qualcosa di veramente unico infatti nell'ottenere nuove abilità, fare backtracking e riempire sempre più quella dannata mappa, puntando ad esplorare ogni angolo e scovare ogni segreto di quei particolarissimi universi 2D.
Il nobile genere nato dapprima con gli Action-RPG 8-Bit a scorrimento (tra i più famosi senza dubbio Zelda II The Adventure of Link, Wonder Boy III The Dragon's Trap, Metroid e Castlevania II Simon's Quest) a volte eccessivamente criptici ma decisamente avvincenti, è stato in seguito definito e migliorato da mostri sacri del calibro di Super Metroid e Castlevania Symphony of the Night che, nelle due generazioni successive, dettarono le regole non scritte di questo nuovo genere, decisamente più user friendly.
Oggi però mi trovo qui (con una tastiera che fa i capricci) per parlarvi di un gioco coraggioso e decisamente affascinate, una gemma nascosta che ahimè in pochi conoscono.

Retrologia

Shantae


Shantae è un gioco decisamente carismatico ed a modo suo controverso, approdato nel 2002 sugli schermi di un Game Boy Color ormai "obsoleto" (il nuovo e ben più potente Game Boy Advance si era infatti affermato sul mercato già da tempo) ad opera del piccolo studio WayForward Technologies, pubblicato sotto etichetta Capcom.
Graficamente il titolo, considerato l'hardware su cui gira, è letteralmente strabiliante, una vera gioia per gli occhi, probabilmente uno dei più notevoli esempi di console sfruttata al massimo delle sue capacità: tra personaggi ben caratterizzati, animazioni fluidissime ed ottimi paesaggi, il gioco non aveva veramente niente da invidiare ad i propri "colleghi" appartenenti alla nuova e ben più potente generazione. Passando al gameplay, vero e proprio punto focale di questa recensione, Shantae si impone da subito come un peculiare throwback videoludico, nel bene e nel male, alle fondamenta dei Metroidvania: l'opera della WayForward Technologies è infatti assai distante dallo stile ormai ben affermato da Alucard e Samus Aran. La caratteristica più controversa è senza dubbio l'assenza totale di una mappa, scelta che benché sia sensata e "rispettosa" nell'ottica di preservare le origini 8-Bit del genere, mi ha lasciato in più di un occasione decisamente spiazzato. Non è raro infatti perdersi nelle molteplici ed articolate schermate bidimensionali che compongono il vasto mondo del gioco, problema decisamente esasperato nei 4 complessi dungeon principali, necessari per proseguire nella storia. Come il genere impone infatti, si sbloccheranno proseguendo nel gioco nuove abilità (in questo caso, la divertente possibilità di trasformarci in diversi e ben caratterizzati animali, ognuno con skill differenti), rendendo quindi necessario un backtracking non sempre chiarissimo e portandoci dunque a creare delle mappe "fai da te" dal sapore decisamente retrò. Tralasciando l'arcaica e controversa assenza della mappa, Shantae a livello di gameplay è un titolo piuttosto saldo, immerso in un bel level design, con controlli che rispondo piuttosto bene in ogni occasioni anche se, va detto, gli hit box ed il range degli attacchi non sono sempre perfetti. Decisamente soddisfacente è invece la storia ed il suo mondo, ricco di personaggi accattivanti (ad iniziare dalla protagonista) ed atmosfere che ricordano fortemente il classico Disney Aladdin, un forte carisma che pervade costantemente il gioco in uno stile unico ed appagante, probabilmente uno dei punti forti dell'opera, aiutato anche da una colonna sonora 8-bit all'altezza della situazione.
In definitiva Shantae è una piccola gemma del passato realizzata con cura, con una difficoltà decisamente medio-alta e delle meccaniche a volte un pò troppo antiche, un gioco non per tutti quindi, ma che saprà regalare a coloro che avranno il tempo e la voglia da dedicargli delle grandi, grandissime soddisfazioni.

I sequel nel corso degli anni hanno deciso di approcciare un contesto sempre più moderno, diventando capitolo dopo capitolo dei Metroidvania, moderni ed in piena regola. Se siete dunque affascinati dalle avventure della Mezza-Genio ma fortemente contrari a certe meccaniche arcaiche, vi consiglio vivamente di gustarvi le opere più recenti di questa affascinante saga.

Babe Of The Post

Ovviamente, la nostra Mezzo-Genio preferita!


See ya!

Pazto

mercoledì 3 maggio 2017

Le Uscite Videoludiche Del Mese: Maggio 2017

Sup?
Maggio si preannuncia sotto il profilo delle uscite videoludiche come un mese decisamente non sorprendente ma che potrà comunque contare su diversi titoli piuttosto interessanti. Come sempre, da tenere sott'occhio l'imprevedibile panorama Indie (con uscite di spessore come Strafe e Bokida Heartfelt Reunion), nicchia videoludica che come ben sappiamo è in grado di sfornare senza preavviso delle piccole gemme nascoste.

Prey 

Uscita: 5 Maggio


Sviluppato dalla  Arkane Studios e pubblicato da Bethesda, il "nuovo" Prey ha subito un lunghissimo e complesso arco di sviluppo. Strambo ma affascinante FPS claustrofobico con elementi metroidvania, il gioco è considerato come un sequel spirituale del leggendario System Shock. In uscita per tutte le piattaforme del momento, staremo a vedere.

The Surge

Uscita: 16 Maggio


Nuovo Soul-Like (genere ultimamente fin troppo diffuso) ad ambientazione Sci-Fi prodotto dalla emergente Deck13 Interactive. Titolo all'apparenza un pò anonimo, privo di idee o particolari punti forti, potrebbe comunque essere un buon acquisto per gli amanti dei "Dark Souls Wannabe".
In uscita per tutte le piattaforme del momento.

Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia

Uscita: 19 Maggio



"Nuovo" capitolo della fortunata serie strategica Nintendo (che con mio estremo piacere sta vivendo una seconda giovinezza), Fire Emblem Echoes Shadows of Valentia è in realtà un remake del non troppo conosciuto Fire Emblem Gaiden. Titolo senza dubbio interessante, immancabile acquisto per gli appassionati della serie, in esclusiva per Nintendo 3DS e 2DS

Rime

Uscita: 26 Maggio


Interessante Adventure-Puzzle in terza persona ad opera della Tequila Works, con forti ispirazioni provenienti dalle opere del Team Ico e della thatgamecompany. Gioco senza dubbio affascinante che gli appassionati del genere dovrebbero tenere sott'occhio. In uscita per tutte le piattaforme del momento.

In chiusura, per il ciclo "le uscite secondarie che contano", inizio subito da NBA Playgrounds (9 Maggio) titolo che i nostalgici di NBA Jam non dovrebbero farsi scappare, proseguendo con Injustice 2 (16 Maggio) seguito del non troppo famoso Fighting Game basato sugli eroi dei fumetti DC. In chiusura, menziono Get Even (26 Maggio), FPS-Horror decisamente poco promettente, ma che potrà forse intrattenere coloro che "vivono" di questo genere.

See Ya

Pazto

martedì 11 aprile 2017

Ticciggì

Sup?
Il retrogame, lo si sa, non è un hobby per tutti: talvolta è difficile assaporare appieno le opere del passato, surclassate a livello tecnico da un mondo dell'intrattenimento che procede ad incredibile velocità. C'è chi ha mentalità e pazienza adatte a tale interesse e chi invece non riesce proprio a mandar giù certi poligoni enormi, controlli ed inquadrature "legnose" o meccaniche antiquate. Ci sono però generi e stili grafici che indubbiamente invecchiano meglio di altri ed è per questo che dopo la meravigliosa avventura che è stata Breath of the Wild ho deciso di ripiegare su un JRPG piccolo ed accattivante, visivamente semplice ma carino, che al tempo mi conquistò terribilmente.

Retrologia

Pokémon Trading Card Game



Sul finire degli anni '90, il tifone commerciale conosciuto col nome di Pokémon travolse il mondo intero, ed io da bravo bimbo/adolescente dell'epoca venni irrediabilmente risucchiato da tale colorata novità. Il fenomeno iniziato come videogame, si allargò ben presto in ogni settore: dagli Anime in TV ai gadget più disparati, fino ad arrivare al magico mondo delle carte da gioco collezionabili. Non ero mai stato particolarmente interessato a tale mondo anche se Magic, a dirla tutta, mi stuzzicava un bel po', benchè l'ambiente che il gioco aveva costruito attorno a se mi inquietava non poco. Decisi quindi di provare questa nuova esperienza con le carte Pokemon, avventura che per un breve periodo, mi soggiogò a livelli assurdi. Fu probabilmente una delle mie avventure d'infanzia socialmente più attive, chiunque infatti giocava o collezionava e le sfide erano letteralmente ovunque.
Per capitalizzare questo grande successo dunque, la leggendaria Hudson Soft decise di portare tale fenomeno di massa sui nuovi schermi del Game Boy Color, tentando l'ardua impresa di trasporre le atmosfere che il gioco di carte sapeva regalare in forma videoludica, impresa a mio modo di vedere riuscita in maniera strepitosa. Lo stile grafico, il comparto sonoro ed in parte la storia ricalcavano le prime incarnazioni di Pokemon in modo abbastanza fedele, mentre il gameplay e l'atmosfera che si respirava erano veramente simili a quelle che si potevano avvertire tra i tavoli di una fumetteria o su una panchina in un parco.
Il titolo inizia senza troppi fronzoli scegliendo un mazzo precostruito che nel corso del gioco verrà costantemente modificato per far spazio a nuove carte ed a nuove strategie, nell'impresa di sconfiggere i vari capi palestra ed i leggendari campioni al fine ultimo di ereditare da essi le misteriose carte leggendarie. E quindi, concluso un rapido tutorial, si esplora il mondo del gioco alla ricerca di nuove carte e di nuove sfide (anche se l'esplorazione è limitata ai vari club, con una world map alla Super Mario World), si combattono avversari sempre più forti e scaltri che difficilmente eseguiranno mosse sbagliate, si ragiona e si migliora, fino allo scontro finale ed agli immancabili titoli di coda, fieri del nostro operato. Nell'insieme dunque Pokémon Trading Card Game è un gioco "piccolo" e ben confezionato che sa divertire, a volte leggermente ripetitivo e privo di particolari sorprese che può però regalare ore ed ore di sano divertimento.

C'è un grande fascino nascosto in questo strambo tipo di giochi, complessi ma "freschi", fortemente customizzabili sia nelle strategie che nell'esperienza di gioco ultima, un sottogenere di RPG veramente di nicchia ed assai poco esplorato, quasi dimenticato. Se siete fan del genere, è da segnalare senza alcun dubbio Magic The Gathering del 1997 (conosciuto anche come Shandalar), piccolo classico da riscoprire ed ottimo esponente di questa categoria che spero fortemente riscopra una seconda giovinezza, non necessariamente legata ad un franchise.


See Ya!

Pazto

domenica 2 aprile 2017

Le Uscite Videoludiche Del Mese: Aprile 2017

Sup?
Quest'oggi vi porto una nuova, rampante rubrica: "Le Uscite Videoludiche Del Mese", spazio che si dedicherà in maniera competente e sintetica, ma non bacchettona, delle novità videoludiche più rilevanti. Dopo un ottimo Marzo, che ha visto trionfare a livello di critica il superbo "The Legend of Zelda: Breath of the Wild" (di cui potete trovare un appassionata recensione appena sotto questo post) ci aspetta un mese piuttosto saldo ma non sbalorditivo, che saprà però accontentare i gusti dei gamer più disparati.

Persona 5

Uscita: 4 Aprile



Nuova incarnazione della leggendaria saga creata da Atlus, Persona 5 sembra a tutti gli effetti un ottimo e profondo JRPG dal superbo stile che i fan del genere non dovrebbero assolutamente farsi scappare. In esclusiva Sony.

Yooka-Laylee

Uscita: 11 Aprile



Il titolo del mese da me più atteso, questo nuovo Platform 3D è un revival dei bei vecchi tempi in cui la Rare sfornava capolavori a valanga sul Nintendo 64. La neo creata Playtonic Games vede infatti tra i propri ranghi le menti dietro a capolavori del calibro di Banjo-Tooie e Conker's Bad Fur Day, influenze che nel gioco sono chiaramente visibili. Non vedo l'ora di provarlo.
In uscita per tutte le piattaforme del momento, ma tristemente non per Wii U.

Sniper Ghost Warrior 3

Uscita: 25 Aprile


La probabile pecora nera nelle uscite del mese "AAA", sopratutto considerati i suoi non stellari predecessori, la terza incarnazione di Sniper Ghost Warrior potrà forse e ripeto forse, allietare i fan più sfegatati degli FPS tattici e Stealth. In uscita per tutte le piattaforme, speriamo bene.

Quick!

Passando velocemente alle uscite "di nicchia", da segnalare senza dubbio Syberia III (20 Aprile), terzo capitolo della famosa ed affascinante avventura grafica ed Outlast 2 (25 Aprile), sequel del famosissimo Survival Horror in prima persona che ha terrorizzato mezzo mondo. 
Warhammer 40000: Dawn of War III (27 Aprile) in esclusiva PC, è invece un promettente FPS con nuovi elementi MOBA che spero si riveli all'altezza dei suoi eccellenti predecessori, e dulcis in fundo lo strambo Puyo Puyo Tetris (28 Aprile), si presenta a noi come un bizzarro mix, spero riuscito, dei due grandi classici del puzzle game. Enjoy!

See Ya!

Pazto

venerdì 31 marzo 2017

Respiro di libertà

Sup?
Tra i gamer più attempati, uno degli argomenti di discussione più gettonato è senza dubbio il calo qualitativo delle maxi produzioni videoludiche: tra team mastodontici e costi di produzione stellari i videogiochi non sono semplicemente più quelli di una volta. Io stesso credo abbastanza in questa opinione dato che nell'ultima decade, tralasciando rarissime eccezioni, gli unici titoli che mi hanno davvero colpito son stati realizzati da piccoli studi indie composti perlopiù da una manciata di persone. I miei personali best of di tutti i tempi risalgono in gran parte all'epoca 8 e 32 bit e sopratutto nell'ultima generazione di console, forse la più deludente, ho visto troppi "soldi" e ben poca sostanza. La nostalgia è però parte integrante di questo ragionamento, i dolci ricordi spesso addolciscono la realtà, e sparare a zero sul mercato attuale può essere un errore dozzinale. Oggi infatti mi trovo qua per narrarvi di una forte luce di speranza per tutta l'industria, realizzata da Nintendo ed appena uscita: "The Legend of Zelda Breath of the Wild", titolo che ho recentemente finito (e che ho aspettato di finire per recensire, usanza che molti "colleghi" sembrano aver ahimè perso) e che probabilmente, detto in maniera brutale ed immediata, passerà alla storia come uno dei migliori giochi mai realizzati.

Currently Playing

The Legend of Zelda: Breath of the Wild



The Legend of Zelda: Breath of the Wild è un gioco stupendo, lo dico fin da subito, un piccolo grande capolavoro in grado di divertire e meravigliare come da anni, forse decenni, non succedeva. Realizzate in maniera ineccepibile, le nuove avventure di Link scelgono lo stile dell'open world alla Bethesda riveduto e corretto, oserei dire perfezionato, in una atmosfera Nintendiana di finissimo gusto. Un gioco moderno dunque, modernissimo, sia nel gameplay che nello stile grafico ricercato e bello da vedere, delicato ma a volte possente che sa appagare appieno la vista ed i sensi, uno sforzo quasi sorprendente se consideriamo le scarse specifiche hardware sulle quali il gioco gira. Un open world vasto e curato, quasi esente da bug, totalmente esplorabile e fluido come pochi (anche se in rare occasioni il framerate fa un po' i capricci e c'è qualche pop up di troppo) con tonnellate di subquest ed un'unica missione principale: sconfiggere la calamità Ganon. Dal momento che avremo il controllo su Link, nulla ci vieterà infatti di scagliarsi subito contro il boss finale, scelta però ben poco saggia dato che la sfida che li ci aspetterà sarà assai ardua, ma non del tutto impossibile. E quindi si esplora, si diventa più forti, si cresce sia nelle abilità che negli equip, si diventa più consci del gioco, della sua storia e della sua libertà, sconfinata ed unica, quasi priva di costrizioni. Se al giocatore verrà in mente un'idea, beh quell'idea è probabilmente realizzabile in game, una possibilità che devo ammettere nelle prime ore del gioco mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta, immerso negli stupendi paesaggi di Hyrule. E non sto decantando le doti di questo gioco in preda a chissà quale attacco di nostalgia, chi mi segue da un po' sarà infatti ben conscio del fatto che personalmente la saga di Zelda non mi ha mai convinto fino in fondo, prendo dunque Breath of the Wild come un gioco a sè stante, bellissimo ed intelligente, con un ottimo comparto sonoro, che ahimè, e qui arriviamo alle noti dolenti, non è esente da difetti, difetti che il noto ed importante franchise non può certo mascherare. In primo luogo, avendo giocato il titolo su Wii U devo dire che la scelta di non utilizzare minimamente lo schermo del pad è veramente insensata: una mappa sempre a disposizione o una schermata di equipaggiamento rapido sarebbe infatti stata un'aggiunta graditissima che avrebbe reso l'esperienza finale molto più fluida e godibile. Rimanendo in tema di equipaggiamento, ogni arma a nostra disposizione sarà soggetta ad usura, fatto che ci porterà a cambiare arma di continuo e che nell'ottica del gameplay ha indubbiamente la sua motivazione ma che forse è stata implementata con troppa insistenza: alcune armi infatti dopo una manciata di colpi spariranno per sempre ed il che è ben poco realistico, quasi fastidioso. Molto attinente alla realtà è anche l'intelligenza artificiale dei cavalli, forse fin troppo "tesa" e legnosa per essere apprezzata al meglio: più di una volta infatti ho abbandonato il mio destriero per proseguire il viaggio a piedi, stufo dei suoi continui rifiuti a scendere discese ben poco ripide. Come appunto finale, i 4 dungeon principali del gioco, benchè ben congeniati e stimolanti, senza fare alcuno spoiler, non appagano appieno, mentre divertenti e decisamente ben realizzati sono i moltissimi mini-santuari sfida disseminati del mondo, che metteranno a dura prova i nostri riflessi ed il nostro intelletto, discreti invece i Boss. Il nuovo Zelda è in definitiva un "capolavoro non perfetto", favoloso da giocare, che è riuscito sorprendentemente ad entrare in quella Top 10 dei miei giochi preferiti di tutti i tempi che da troppo tempo era intoccata, un gioco che incentiva e premia la curiosità e l'intelligenza del giocatore, un gioco da "vivere" come si vuole, una nuova icona di come per i videogiochi e le maxi produzioni ci sia ancora speranza.
Se fosse uscito un anno prima ed in esclusiva Wii U, sono sicuro che avrebbe potuto cambiare le sorti di questa sfortunata console, ma nell'ottica del mercato indubbiamente, la grande N ha fatto la scelta giusta, come dargli torto. E quindi gustatevelo, sia una vecchia e polverosa "U" che su un nuovo Switch, il nuovo Zelda merita veramente ogni centesimo. Seriamente, giocatelo, gustatevelo come volete voi, senza guide o imposizioni esterne.

See Ya

Pazto

martedì 28 marzo 2017

Le perdute origini del gaming su mobile

Sup?
Sfogliando una vecchia rivista videoludica dei primi anni 2000, tra sorrisi e nostalgia, mi sono imbattuto in un interessante articolo focalizzato sull'avvento degli al tempo rivoluzionari giochi mobile. Ebbene si, lontani anni luce dai super tecnologici smartphone odierni, un tempo i cellulari servivano unicamente per telefonare e mandare sms, dunque trovare in tali rudimentali gingilli dei videogame poteva sembrare cosa sorprendete. Ben prima dell'avvento del Java, delle telecamere integrate e dei colori alcuni intraprendenti modelli (specialmente di Nokia) sfoggiarono con orgoglio i propri giochi built in, diventati in breve tempo degli autentici cult: Snake 2 si impose subito come una vera e propria killer application (non sto scherzando), Space Impact e Tetris seppero allietare ben più di una pausa merenda od un noioso viaggio in bus. Ed in questo nuovo e promettente mercato, con l'avvento delle prime reti WAP e l'impossibilità di diffondere giochi in formato fisico, iniziarono a comparire in maniera veramente rivoluzionaria i primi giochi in digital delivery, fenomeno di nicchia per carità, ma veramente sorprendete se pensate che stiamo parlando dei primissimi anni del nuovo millennio.
La Jamdat (acquisita successivamente da EA) e sopratutto la Gameloft (software house francese affiliata con Ubisoft) furono delle vere e proprie pioniere del settore, realizzando con passione i primi titoli mobile third party e dando a questo nuovo e promettente mondo una discreta notorietà. E così, tra porting di lusso e videogame originali, vennero gettate le basi di quello che da li in poi diventerà, anno dopo anno, un mercato gigantesco, evolutosi sia come qualità che come importanza, prima con il Java e successivamente con Android ed IOS. Le rudimentali origini di questa incarnazione del gaming però, hanno ahimè reso tremendamente difficile la preservazione di questi affascinanti titoli e tristemente di questa particolare pagina di storia videoludica rimane veramente ben poco: qualche articolo su delle vecchie riviste, qualche screenshot online, qualche ricordo sbiadito. Al momento infatti non esistono ne emulatori, ne tanto meno rom di titoli come ad esempio Rainbow Six Broken Wing, Block Breaker o Summer Volley, piccole opere di un'industria avanguardistica destinate a sparire per sempre, e questo da amante sfegatato della preservazione videoludica, un po' mi ferisce. Non perderemo grandi capolavori per carità, ma io una partitina al primissimo Siberian Strike, non in versione Java, me la farei più che volentieri.
Se volete approfondire l'argomento (ed il che vi renderebbe tremendamente affascinanti), potete trovare una bella raccolta della rivista francese Mobile Magazine QUI dove sfogliando tra le pagine, sopratutto nei primi numeri, troverete screenshot ed anteprime di svariati titoli. Potete anche leggere un ottimo articolo curato da Chris Wright  QUI consigliatissimo a tutti coloro che ne vogliono sapere di più sui molti retroscena di questo affascinante mondo dimenticato.
Incrociando le dita che quei titoli non siano scomparsi perennemente dalla faccia della terra, e sperando in un futuro emulatore con tanto di romset completo vi saluto, preservate gente, preservate!

Pic Of The Post

Summer Volley, ti voglio.


See Ya!

Pazto

mercoledì 22 marzo 2017

Zelda - I 10 - Gli Haters

Sup?
Ormai lo saprete tutti, "The Legend of Zelda: Breath of the Wild" è esploso nel mercato come una bomba atomica ed ha distrutto a tempo record il metacritic, prendendo voti perfetti a valanga ed imponendosi con elegante prepotenza come uno dei migliori giochi di tutti i tempi. Poco da dire sul titolo, BOTW è uno stupendo esempio di videogioco realizzato nel modo giusto, "libero" come pochi altri, tecnicamente impeccabile e bello da vedere che sa premiare l'intelligenza e la curiosità del giocatore, un'opera in grado di stregare anche coloro che come me, non sono mai stati amanti delle terre di Hyrule. Il gioco obbiettivamente non è "perfetto" ma comprendo benissimo i numerosi perfect score dati dalla stampa, così come posso capire e condividere alcune delle critiche mosse al titolo, ma ahimè in questi giorni sto assistendo con grande dispiacere ad uno sciocco spartiacque tra queste due fazioni di "opinioni" sempre più distanti tra loro, sempre meno obbiettive, sempre più aggressive: i seguaci del 10 che difendono a spada tratta il gioco in tutti i suoi aspetti si trovano opposti a coloro che (spesso non avendo mai giocato il titolo) criticano l'opera nel peggiore dei modi, infangando la nuova esclusiva Nintendo con assurdi commenti, alimentando così quell'odio generazionale da me trattato pochi post or sono. Le vie di mezzo sono pochissime, il resto è una puerile guerra composta da opinioni non personali con toni decisamente più alti del necessario: è sempre più difficile ormai analizzare un gioco senza somatizzarci sopra sentimenti personali.
E' un tema dal quale vorrei veramente liberarmi ma che continua a sbattermi violentemente contro, un decadimento delle opinioni e del modo in cui vengono espresse, influenzato dai brand e dalla voglia di far male, di sentirsi importanti, una mera abitudine che decisamente non fa bene al mondo del gaming, che mina i giudizi obbiettivi (nel bene e nel male) verso opere di grandissima qualità.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild è un ottimo videogame, fatevene una ragione, un grande capolavoro che tutti dovrebbero quantomeno provare, decisamente non perfetto e con degli elementi da migliorare (doppiaggio, storia, durabilità delle armi, mappatura dei tasti) che può non piacere e questo va accettato e rispettato, così come al tempo stesso  è doveroso riconoscere, senza timori, le sue innegabili qualità, racchiuse in un eccellente titolo che sa divertire, stupire e meravigliare come pochi altri. Il resto è fuffa della peggior specie.
E questo è quanto, guardatevi allo specchio, fatevi un esame di coscienza e non rompete i maroni.

Pic Of The Post

Well... Excuuuuse me haters


See Ya!

Pazto

domenica 19 marzo 2017

RPG but with a J

Sup?
Il JRPG, o gioco di ruolo alla giapponese se volete, è un genere molto nobile e ben radicato nella cultura videoludica, le cui basi vennero fondate perlopiù da Squaresoft ed Enix negli ormai lontani anni 80: dovete sapere infatti che in quel periodo nella terra del sol levante, Wizardry ed Ultima (veri e propri mostri sacri) ebbero un grandissimo impatto nel mercato, creando un folto seguito di appassionati e portando diverse piccole software house a tentare l'ardua impresa di creare una propria versione di quegli universi fantasy così affascinanti e di successo ma assai lontani dalla propria cultura, puntando dunque a rendere quel nuovo genere più personale ed user friendly, a farlo proprio. Ed è così che sul Famicom / NES il genere si definì, con le prime incarnazioni di Dragon Quest e Final Fantasy che dettarono le regole di quello che da lì in poi diventerà uno dei generi più redditizi e prolifici del mondo videoludico nipponico, diffondendosi poi anno dopo anno in tutto l'occidente.
La struttura del genere è volutamente più "limitata" rispetto alla controparte occidentale, con una storia e dei personaggi decisamente più definiti e meno personalizzabili, un sistema di combattimento volutamente statico ma ricco di effetti speciali ed uno stile preso a piene mani dalla cultura generata da Manga ed Anime, influenza che si ritrova sia nei mondi che nei personaggi, così come nello sviluppo della trama. E dunque eccomi qua, pronto a portarvi il mio personale "best of" dei JRPG classici, escludendo quindi dalla lista le varianti tattiche o action del genere. La prima (e forse più noiosetta) parte come di consueto si dedicherà ai titoli più conosciuti, con le successive, che prima o poi arriveranno, dedicate alle gemme nascoste, alcune delle quali davvero interessanti.

Pokemon Red / Blue



Può sembrare strano ad un analisi superficiale ma la saga di Pokemon è probabilmente uno dei migliori esempi di JRPG in circolazione: ha una world map ricca e varia, un sistema di combattimento a turni assai profondo, una storia lineare e ricca di subquest, negozi, combattimenti casuali, esperienza, level up e tutto ciò che un gioco di ruolo alla giapponese  di stampo classico deve avere. Dico questo dato che troppo spesso, nelle svariate classifiche per i migliori JRPG in circolazione, la serie creata da Game Freak viene costantemente ignorata, errore madornale nei confronti di una serie che non ha nulla da invidiare ad altri esponenti di questo genere. E porto come esempio  l'incarnazione rossa e blu di questo fortunato franchise che ha letteralmente stregato milioni di giocatori, innovando e divertendo, con il suo "party" completamente libero e la sua fresca magia.
Non snobbatelo!

Final Fantasy VI



Iniziamo la lunga camminata nel corridoio made in Squaresoft con uno dei migliori JRPG mai creati, probabilmente il pinnacolo del genere che prende il meglio del gioco di ruolo alla giapponese e lo innalza ad un livello ancor più alto. Un opera con una colonna sonora grandiosa, dei personaggi ben sviluppati e delle ottime scelte stilistiche che da li in poi cambieranno per sempre sia la saga che il genere stesso, modernizzandolo e rendendolo più maturo, più appetibile al grande pubblico.
Scene memorabili, un opening da pelle d'oca ed Ultros in quantità, probabilmente il migliore JRPG da consigliare, sia ai neofiti che agli amanti del genere.

Final Fantasy VII


Il gioco che ha portato al successo il JRPG in europa, mostro sacro del genere, considerato a ragione come uno dei videogiochi più belli ed influenti di tutti i tempi. La settima incarnazione della fantasia finale, prendendo e modernizzando (in modo un po' furbetto, va detto) molti aspetti creati dal leggendario predecessore, è riuscito a diventare uno di quei prodotti che difficilmente non può piacere, con i suoi personaggi accattivanti, un ottima colonna sonora ed una grande giocabilità.
Spettacolare ed avvincenti, emozionante come poche altre opere, è un gioco decisamente da avere nella propria collezione, esperienza immancabile per ogni gamer degno di questo nome.

Final Fantasy IX


Ultimo "FF" nella lista (o forse no!) e probabilmente il più emotivamente ricco e genuino, Final Fantasy IX non è un gioco per tutti. Ribelle e coraggioso nel voler rifiutare le imposizioni del mercato, la nona fantasia finale è una lettera d'amore ai veri fan della serie, coloro che negli 8 e nei 16 bit hanno visto il "nucleo" di un genere che nelle generazioni future si stava ahimè perdendo, essendo influenzato dalle esigenze dettate dal vile denaro.
Le avventure di Gidan / Zidane, non vogliono imporsi come "cool" a tutti i costi, si prendono il loro tempo ed entrano lentamente nel nostro cuore, come una bella e saggia relazione, con i suoi bei personaggi le stupende (stupende!) ambientazioni e l'ottima colonna sonora. Un gioco sbalorditivo, una favola che molti non hanno capito, uno dei migliori esponenti del genere.

Bravely Default


Bravely Default è senza troppi giri di parole il migliore Final Fantasy degli ultimi anni: iniziato come sequel del non troppo conosciuto "Final Fantasy: The 4 Heroes of Light" e diventato poi titolo a sé stante, il gioco è infatti un esponente ben più valido della leggendaria saga rispetto ai moderni capitoli "titolari" della serie.
Classico e fresco al tempo stesso, con una difficoltà totalmente personalizzabile ed un Job System ben realizzato, il JRPG della Silicon Studio convince appieno, grazie anche al suo stile accattivante ed all'eccellente comparto sonoro. Un po' fiacco e ripetitivo nella seconda parte della storia, il gioco resta comunque uno dei migliori esponenti recenti di un genere ormai in disgrazia.

Suikoden II


Probabilmente il mio JRPG preferito di tutti i tempi, Suikoden II è un titolo che ad una prima occhiata può sembrare banale e quasi noioso nella sua apparente semplicità: stilisticamente e graficamente infatti, benché sia stato sviluppato nello scadere del 1998 in esclusiva Playstation, il gioco è decisamente una generazione indietro, "pecca" che ha ahimè allontanato molte persone da un piccolo grande capolavoro del genere.
Dentro quel magico disco si nasconde infatti un universo meraviglioso, pieno di sentimenti profondi, complessi e ben sviluppati, decisamente più "umani" e profondi rispetto a molte altre opere nipponiche, un gioco decisamente speciale.
Ottima colonna sonora ed uno dei migliori cattivi nella storia videoludica, il titolo Konami racchiude in se tutta la meraviglia di un genere: visitare una nuova città, trovare nuovi equipaggiamenti, arruolare nuovi membri (numerosissimi peraltro), esplorare dungeon e cercare subquest, tutto è meravigliosamente realizzato in questo classico senza tempo. Titolo consigliatissimo agli amanti del genere, immancabile per i collezionisti, esponente massimo dei giochi di ruolo alla giapponese, al pari di Final Fantasy VI.

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Magico Ultros


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Pazto