venerdì 31 marzo 2017

Respiro di libertà

Sup?
Tra i gamer più attempati, uno degli argomenti di discussione più gettonato è senza dubbio il calo qualitativo delle maxi produzioni videoludiche: tra team mastodontici e costi di produzione stellari i videogiochi non sono semplicemente più quelli di una volta. Io stesso credo abbastanza in questa opinione dato che nell'ultima decade, tralasciando rarissime eccezioni, gli unici titoli che mi hanno davvero colpito son stati realizzati da piccoli studi indie composti perlopiù da una manciata di persone. I miei personali best of di tutti i tempi risalgono in gran parte all'epoca 8 e 32 bit e sopratutto nell'ultima generazione di console, forse la più deludente, ho visto troppi "soldi" e ben poca sostanza. La nostalgia è però parte integrante di questo ragionamento, i dolci ricordi spesso addolciscono la realtà, e sparare a zero sul mercato attuale può essere un errore dozzinale. Oggi infatti mi trovo qua per narrarvi di una forte luce di speranza per tutta l'industria, realizzata da Nintendo ed appena uscita: "The Legend of Zelda Breath of the Wild", titolo che ho recentemente finito (e che ho aspettato di finire per recensire, usanza che molti "colleghi" sembrano aver ahimè perso) e che probabilmente, detto in maniera brutale ed immediata, passerà alla storia come uno dei migliori giochi mai realizzati.

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The Legend of Zelda: Breath of the Wild



The Legend of Zelda: Breath of the Wild è un gioco stupendo, lo dico fin da subito, un piccolo grande capolavoro in grado di divertire e meravigliare come da anni, forse decenni, non succedeva. Realizzate in maniera ineccepibile, le nuove avventure di Link scelgono lo stile dell'open world alla Bethesda riveduto e corretto, oserei dire perfezionato, in una atmosfera Nintendiana di finissimo gusto. Un gioco moderno dunque, modernissimo, sia nel gameplay che nello stile grafico ricercato e bello da vedere, delicato ma a volte possente che sa appagare appieno la vista ed i sensi, uno sforzo quasi sorprendente se consideriamo le scarse specifiche hardware sulle quali il gioco gira. Un open world vasto e curato, quasi esente da bug, totalmente esplorabile e fluido come pochi (anche se in rare occasioni il framerate fa un po' i capricci e c'è qualche pop up di troppo) con tonnellate di subquest ed un'unica missione principale: sconfiggere la calamità Ganon. Dal momento che avremo il controllo su Link, nulla ci vieterà infatti di scagliarsi subito contro il boss finale, scelta però ben poco saggia dato che la sfida che li ci aspetterà sarà assai ardua, ma non del tutto impossibile. E quindi si esplora, si diventa più forti, si cresce sia nelle abilità che negli equip, si diventa più consci del gioco, della sua storia e della sua libertà, sconfinata ed unica, quasi priva di costrizioni. Se al giocatore verrà in mente un'idea, beh quell'idea è probabilmente realizzabile in game, una possibilità che devo ammettere nelle prime ore del gioco mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta, immerso negli stupendi paesaggi di Hyrule. E non sto decantando le doti di questo gioco in preda a chissà quale attacco di nostalgia, chi mi segue da un po' sarà infatti ben conscio del fatto che personalmente la saga di Zelda non mi ha mai convinto fino in fondo, prendo dunque Breath of the Wild come un gioco a sè stante, bellissimo ed intelligente, con un ottimo comparto sonoro, che ahimè, e qui arriviamo alle noti dolenti, non è esente da difetti, difetti che il noto ed importante franchise non può certo mascherare. In primo luogo, avendo giocato il titolo su Wii U devo dire che la scelta di non utilizzare minimamente lo schermo del pad è veramente insensata: una mappa sempre a disposizione o una schermata di equipaggiamento rapido sarebbe infatti stata un'aggiunta graditissima che avrebbe reso l'esperienza finale molto più fluida e godibile. Rimanendo in tema di equipaggiamento, ogni arma a nostra disposizione sarà soggetta ad usura, fatto che ci porterà a cambiare arma di continuo e che nell'ottica del gameplay ha indubbiamente la sua motivazione ma che forse è stata implementata con troppa insistenza: alcune armi infatti dopo una manciata di colpi spariranno per sempre ed il che è ben poco realistico, quasi fastidioso. Molto attinente alla realtà è anche l'intelligenza artificiale dei cavalli, forse fin troppo "tesa" e legnosa per essere apprezzata al meglio: più di una volta infatti ho abbandonato il mio destriero per proseguire il viaggio a piedi, stufo dei suoi continui rifiuti a scendere discese ben poco ripide. Come appunto finale, i 4 dungeon principali del gioco, benchè ben congeniati e stimolanti, senza fare alcuno spoiler, non appagano appieno, mentre divertenti e decisamente ben realizzati sono i moltissimi mini-santuari sfida disseminati del mondo, che metteranno a dura prova i nostri riflessi ed il nostro intelletto, discreti invece i Boss. Il nuovo Zelda è in definitiva un "capolavoro non perfetto", favoloso da giocare, che è riuscito sorprendentemente ad entrare in quella Top 10 dei miei giochi preferiti di tutti i tempi che da troppo tempo era intoccata, un gioco che incentiva e premia la curiosità e l'intelligenza del giocatore, un gioco da "vivere" come si vuole, una nuova icona di come per i videogiochi e le maxi produzioni ci sia ancora speranza.
Se fosse uscito un anno prima ed in esclusiva Wii U, sono sicuro che avrebbe potuto cambiare le sorti di questa sfortunata console, ma nell'ottica del mercato indubbiamente, la grande N ha fatto la scelta giusta, come dargli torto. E quindi gustatevelo, sia una vecchia e polverosa "U" che su un nuovo Switch, il nuovo Zelda merita veramente ogni centesimo. Seriamente, giocatelo, gustatevelo come volete voi, senza guide o imposizioni esterne.

See Ya

Pazto

martedì 28 marzo 2017

Le perdute origini del gaming su mobile

Sup?
Sfogliando una vecchia rivista videoludica dei primi anni 2000, tra sorrisi e nostalgia, mi sono imbattuto in un interessante articolo focalizzato sull'avvento degli al tempo rivoluzionari giochi mobile. Ebbene si, lontani anni luce dai super tecnologici smartphone odierni, un tempo i cellulari servivano unicamente per telefonare e mandare sms, dunque trovare in tali rudimentali gingilli dei videogame poteva sembrare cosa sorprendete. Ben prima dell'avvento del Java, delle telecamere integrate e dei colori alcuni intraprendenti modelli (specialmente di Nokia) sfoggiarono con orgoglio i propri giochi built in, diventati in breve tempo degli autentici cult: Snake 2 si impose subito come una vera e propria killer application (non sto scherzando), Space Impact e Tetris seppero allietare ben più di una pausa merenda od un noioso viaggio in bus. Ed in questo nuovo e promettente mercato, con l'avvento delle prime reti WAP e l'impossibilità di diffondere giochi in formato fisico, iniziarono a comparire in maniera veramente rivoluzionaria i primi giochi in digital delivery, fenomeno di nicchia per carità, ma veramente sorprendete se pensate che stiamo parlando dei primissimi anni del nuovo millennio.
La Jamdat (acquisita successivamente da EA) e sopratutto la Gameloft (software house francese affiliata con Ubisoft) furono delle vere e proprie pioniere del settore, realizzando con passione i primi titoli mobile third party e dando a questo nuovo e promettente mondo una discreta notorietà. E così, tra porting di lusso e videogame originali, vennero gettate le basi di quello che da li in poi diventerà, anno dopo anno, un mercato gigantesco, evolutosi sia come qualità che come importanza, prima con il Java e successivamente con Android ed IOS. Le rudimentali origini di questa incarnazione del gaming però, hanno ahimè reso tremendamente difficile la preservazione di questi affascinanti titoli e tristemente di questa particolare pagina di storia videoludica rimane veramente ben poco: qualche articolo su delle vecchie riviste, qualche screenshot online, qualche ricordo sbiadito. Al momento infatti non esistono ne emulatori, ne tanto meno rom di titoli come ad esempio Rainbow Six Broken Wing, Block Breaker o Summer Volley, piccole opere di un'industria avanguardistica destinate a sparire per sempre, e questo da amante sfegatato della preservazione videoludica, un po' mi ferisce. Non perderemo grandi capolavori per carità, ma io una partitina al primissimo Siberian Strike, non in versione Java, me la farei più che volentieri.
Se volete approfondire l'argomento (ed il che vi renderebbe tremendamente affascinanti), potete trovare una bella raccolta della rivista francese Mobile Magazine QUI dove sfogliando tra le pagine, sopratutto nei primi numeri, troverete screenshot ed anteprime di svariati titoli. Potete anche leggere un ottimo articolo curato da Chris Wright  QUI consigliatissimo a tutti coloro che ne vogliono sapere di più sui molti retroscena di questo affascinante mondo dimenticato.
Incrociando le dita che quei titoli non siano scomparsi perennemente dalla faccia della terra, e sperando in un futuro emulatore con tanto di romset completo vi saluto, preservate gente, preservate!

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Summer Volley, ti voglio.


See Ya!

Pazto

mercoledì 22 marzo 2017

Zelda - I 10 - Gli Haters

Sup?
Ormai lo saprete tutti, "The Legend of Zelda: Breath of the Wild" è esploso nel mercato come una bomba atomica ed ha distrutto a tempo record il metacritic, prendendo voti perfetti a valanga ed imponendosi con elegante prepotenza come uno dei migliori giochi di tutti i tempi. Poco da dire sul titolo, BOTW è uno stupendo esempio di videogioco realizzato nel modo giusto, "libero" come pochi altri, tecnicamente impeccabile e bello da vedere che sa premiare l'intelligenza e la curiosità del giocatore, un'opera in grado di stregare anche coloro che come me, non sono mai stati amanti delle terre di Hyrule. Il gioco obbiettivamente non è "perfetto" ma comprendo benissimo i numerosi perfect score dati dalla stampa, così come posso capire e condividere alcune delle critiche mosse al titolo, ma ahimè in questi giorni sto assistendo con grande dispiacere ad uno sciocco spartiacque tra queste due fazioni di "opinioni" sempre più distanti tra loro, sempre meno obbiettive, sempre più aggressive: i seguaci del 10 che difendono a spada tratta il gioco in tutti i suoi aspetti si trovano opposti a coloro che (spesso non avendo mai giocato il titolo) criticano l'opera nel peggiore dei modi, infangando la nuova esclusiva Nintendo con assurdi commenti, alimentando così quell'odio generazionale da me trattato pochi post or sono. Le vie di mezzo sono pochissime, il resto è una puerile guerra composta da opinioni non personali con toni decisamente più alti del necessario: è sempre più difficile ormai analizzare un gioco senza somatizzarci sopra sentimenti personali.
E' un tema dal quale vorrei veramente liberarmi ma che continua a sbattermi violentemente contro, un decadimento delle opinioni e del modo in cui vengono espresse, influenzato dai brand e dalla voglia di far male, di sentirsi importanti, una mera abitudine che decisamente non fa bene al mondo del gaming, che mina i giudizi obbiettivi (nel bene e nel male) verso opere di grandissima qualità.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild è un ottimo videogame, fatevene una ragione, un grande capolavoro che tutti dovrebbero quantomeno provare, decisamente non perfetto e con degli elementi da migliorare (doppiaggio, storia, durabilità delle armi, mappatura dei tasti) che può non piacere e questo va accettato e rispettato, così come al tempo stesso  è doveroso riconoscere, senza timori, le sue innegabili qualità, racchiuse in un eccellente titolo che sa divertire, stupire e meravigliare come pochi altri. Il resto è fuffa della peggior specie.
E questo è quanto, guardatevi allo specchio, fatevi un esame di coscienza e non rompete i maroni.

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Well... Excuuuuse me haters


See Ya!

Pazto

domenica 19 marzo 2017

RPG but with a J

Sup?
Il JRPG, o gioco di ruolo alla giapponese se volete, è un genere molto nobile e ben radicato nella cultura videoludica, le cui basi vennero fondate perlopiù da Squaresoft ed Enix negli ormai lontani anni 80: dovete sapere infatti che in quel periodo nella terra del sol levante, Wizardry ed Ultima (veri e propri mostri sacri) ebbero un grandissimo impatto nel mercato, creando un folto seguito di appassionati e portando diverse piccole software house a tentare l'ardua impresa di creare una propria versione di quegli universi fantasy così affascinanti e di successo ma assai lontani dalla propria cultura, puntando dunque a rendere quel nuovo genere più personale ed user friendly, a farlo proprio. Ed è così che sul Famicom / NES il genere si definì, con le prime incarnazioni di Dragon Quest e Final Fantasy che dettarono le regole di quello che da lì in poi diventerà uno dei generi più redditizi e prolifici del mondo videoludico nipponico, diffondendosi poi anno dopo anno in tutto l'occidente.
La struttura del genere è volutamente più "limitata" rispetto alla controparte occidentale, con una storia e dei personaggi decisamente più definiti e meno personalizzabili, un sistema di combattimento volutamente statico ma ricco di effetti speciali ed uno stile preso a piene mani dalla cultura generata da Manga ed Anime, influenza che si ritrova sia nei mondi che nei personaggi, così come nello sviluppo della trama. E dunque eccomi qua, pronto a portarvi il mio personale "best of" dei JRPG classici, escludendo quindi dalla lista le varianti tattiche o action del genere. La prima (e forse più noiosetta) parte come di consueto si dedicherà ai titoli più conosciuti, con le successive, che prima o poi arriveranno, dedicate alle gemme nascoste, alcune delle quali davvero interessanti.

Pokemon Red / Blue



Può sembrare strano ad un analisi superficiale ma la saga di Pokemon è probabilmente uno dei migliori esempi di JRPG in circolazione: ha una world map ricca e varia, un sistema di combattimento a turni assai profondo, una storia lineare e ricca di subquest, negozi, combattimenti casuali, esperienza, level up e tutto ciò che un gioco di ruolo alla giapponese  di stampo classico deve avere. Dico questo dato che troppo spesso, nelle svariate classifiche per i migliori JRPG in circolazione, la serie creata da Game Freak viene costantemente ignorata, errore madornale nei confronti di una serie che non ha nulla da invidiare ad altri esponenti di questo genere. E porto come esempio  l'incarnazione rossa e blu di questo fortunato franchise che ha letteralmente stregato milioni di giocatori, innovando e divertendo, con il suo "party" completamente libero e la sua fresca magia.
Non snobbatelo!

Final Fantasy VI



Iniziamo la lunga camminata nel corridoio made in Squaresoft con uno dei migliori JRPG mai creati, probabilmente il pinnacolo del genere che prende il meglio del gioco di ruolo alla giapponese e lo innalza ad un livello ancor più alto. Un opera con una colonna sonora grandiosa, dei personaggi ben sviluppati e delle ottime scelte stilistiche che da li in poi cambieranno per sempre sia la saga che il genere stesso, modernizzandolo e rendendolo più maturo, più appetibile al grande pubblico.
Scene memorabili, un opening da pelle d'oca ed Ultros in quantità, probabilmente il migliore JRPG da consigliare, sia ai neofiti che agli amanti del genere.

Final Fantasy VII


Il gioco che ha portato al successo il JRPG in europa, mostro sacro del genere, considerato a ragione come uno dei videogiochi più belli ed influenti di tutti i tempi. La settima incarnazione della fantasia finale, prendendo e modernizzando (in modo un po' furbetto, va detto) molti aspetti creati dal leggendario predecessore, è riuscito a diventare uno di quei prodotti che difficilmente non può piacere, con i suoi personaggi accattivanti, un ottima colonna sonora ed una grande giocabilità.
Spettacolare ed avvincenti, emozionante come poche altre opere, è un gioco decisamente da avere nella propria collezione, esperienza immancabile per ogni gamer degno di questo nome.

Final Fantasy IX


Ultimo "FF" nella lista (o forse no!) e probabilmente il più emotivamente ricco e genuino, Final Fantasy IX non è un gioco per tutti. Ribelle e coraggioso nel voler rifiutare le imposizioni del mercato, la nona fantasia finale è una lettera d'amore ai veri fan della serie, coloro che negli 8 e nei 16 bit hanno visto il "nucleo" di un genere che nelle generazioni future si stava ahimè perdendo, essendo influenzato dalle esigenze dettate dal vile denaro.
Le avventure di Gidan / Zidane, non vogliono imporsi come "cool" a tutti i costi, si prendono il loro tempo ed entrano lentamente nel nostro cuore, come una bella e saggia relazione, con i suoi bei personaggi le stupende (stupende!) ambientazioni e l'ottima colonna sonora. Un gioco sbalorditivo, una favola che molti non hanno capito, uno dei migliori esponenti del genere.

Bravely Default


Bravely Default è senza troppi giri di parole il migliore Final Fantasy degli ultimi anni: iniziato come sequel del non troppo conosciuto "Final Fantasy: The 4 Heroes of Light" e diventato poi titolo a sé stante, il gioco è infatti un esponente ben più valido della leggendaria saga rispetto ai moderni capitoli "titolari" della serie.
Classico e fresco al tempo stesso, con una difficoltà totalmente personalizzabile ed un Job System ben realizzato, il JRPG della Silicon Studio convince appieno, grazie anche al suo stile accattivante ed all'eccellente comparto sonoro. Un po' fiacco e ripetitivo nella seconda parte della storia, il gioco resta comunque uno dei migliori esponenti recenti di un genere ormai in disgrazia.

Suikoden II


Probabilmente il mio JRPG preferito di tutti i tempi, Suikoden II è un titolo che ad una prima occhiata può sembrare banale e quasi noioso nella sua apparente semplicità: stilisticamente e graficamente infatti, benché sia stato sviluppato nello scadere del 1998 in esclusiva Playstation, il gioco è decisamente una generazione indietro, "pecca" che ha ahimè allontanato molte persone da un piccolo grande capolavoro del genere.
Dentro quel magico disco si nasconde infatti un universo meraviglioso, pieno di sentimenti profondi, complessi e ben sviluppati, decisamente più "umani" e profondi rispetto a molte altre opere nipponiche, un gioco decisamente speciale.
Ottima colonna sonora ed uno dei migliori cattivi nella storia videoludica, il titolo Konami racchiude in se tutta la meraviglia di un genere: visitare una nuova città, trovare nuovi equipaggiamenti, arruolare nuovi membri (numerosissimi peraltro), esplorare dungeon e cercare subquest, tutto è meravigliosamente realizzato in questo classico senza tempo. Titolo consigliatissimo agli amanti del genere, immancabile per i collezionisti, esponente massimo dei giochi di ruolo alla giapponese, al pari di Final Fantasy VI.

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Magico Ultros


See Ya

Pazto

giovedì 9 marzo 2017

La voce del popolo

Sup?
Sinceramente ho sempre cercato di stare lontano dai luoghi comuni, di non fare di tutta l'erba un fascio, ma c'è da ammettere che negli ultimi anni la cultura media mondiale, così come il buongusto, stanno un po' calando a picco, trend al quale il nostro bel paese di certo non si esime. Un esempio piuttosto lampante di tale impoverimento è a mio modo di vedere ben espresso da una grande parte dei cosiddetti "Youtubers": ebbene si', Youtube, specialmente nella sua incarnazione italiana, è notoriamente una piattaforma assai mediocre ed adatta perlopiù al popolo del cinepanettone che trova tristemente libero sfogo, tra urletti, battute poco divertenti e giganteschi sproloqui, nel nostro amato mondo del gaming.
Ragazzini con pochi neuroni in testa ed una cultura videoludica decisamente adeguata al loro quoziente intellettivo, sono diventati ormai gli idoli delle masse, icone sbagliate di un mondo che non conoscono, spesso mosse più dalla brama di fama e pecunia che dall'amore per l'hobby stesso, esperti improvvisati ed incompetenti che "istruiscono" a modo loro le nuove generazioni, danneggiandole culturalmente ed alimentando a piene mani con i loro video vacui ed insulsi una visione terra terra del videogame.
Gli esempi lo saprete benissimo si sprecano ed i risultati di questo impoverimento sono ahimè davanti agli occhi di tutti, ma non sono qui per screditare tali persone né tanto meno per alimentare un odio che troppo spesso trovo eccessivo, scrivo queste righe per ricordarvi che magari oltreoceano, magari anche da noi, esistono ancora delle belle, bellissime realtà: se è vero che gli Youtuber ignoranti, senza arte né parte spopolano, è vero anche che delle roccaforti di altissima qualità come, per fare un gran bell'esempio, Hardcore Gaming 101, continuano imperterrite il loro nobile lavoro, magari nascoste dai giganteschi numeri di coloro che urlando, pigiano incompetentemente tasti a caso, ma codesti lidi, badate bene, ci sono ancora. Dobbiamo solo trovarli, diffonderli ed incentivarli, ignorando al tempo stesso nel modo più assoluto tutto ciò che per il nostro amato hobby è semplicemente dannoso, nocivo e retrogrado. E' il metodo più maturo ed efficace per fare del bene al nostro amato hobby, è un modo semplice ma potente per sconfiggere l'ignoranza.
Tali elementi, ricordate sempre, non meritano nemmeno il nostro odio.

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See Ya!

Pazto