martedì 11 aprile 2017

Ticciggì

Sup?
Il retrogame, lo si sa, non è un hobby per tutti: talvolta è difficile assaporare appieno le opere del passato, surclassate a livello tecnico da un mondo dell'intrattenimento che procede ad incredibile velocità. C'è chi ha mentalità e pazienza adatte a tale interesse e chi invece non riesce proprio a mandar giù certi poligoni enormi, controlli ed inquadrature "legnose" o meccaniche antiquate. Ci sono però generi e stili grafici che indubbiamente invecchiano meglio di altri ed è per questo che dopo la meravigliosa avventura che è stata Breath of the Wild ho deciso di ripiegare su un JRPG piccolo ed accattivante, visivamente semplice ma carino, che al tempo mi conquistò terribilmente.

Retrologia

Pokémon Trading Card Game



Sul finire degli anni '90, il tifone commerciale conosciuto col nome di Pokémon travolse il mondo intero, ed io da bravo bimbo/adolescente dell'epoca venni irrediabilmente risucchiato da tale colorata novità. Il fenomeno iniziato come videogame, si allargò ben presto in ogni settore: dagli Anime in TV ai gadget più disparati, fino ad arrivare al magico mondo delle carte da gioco collezionabili. Non ero mai stato particolarmente interessato a tale mondo anche se Magic, a dirla tutta, mi stuzzicava un bel po', benchè l'ambiente che il gioco aveva costruito attorno a se mi inquietava non poco. Decisi quindi di provare questa nuova esperienza con le carte Pokemon, avventura che per un breve periodo, mi soggiogò a livelli assurdi. Fu probabilmente una delle mie avventure d'infanzia socialmente più attive, chiunque infatti giocava o collezionava e le sfide erano letteralmente ovunque.
Per capitalizzare questo grande successo dunque, la leggendaria Hudson Soft decise di portare tale fenomeno di massa sui nuovi schermi del Game Boy Color, tentando l'ardua impresa di trasporre le atmosfere che il gioco di carte sapeva regalare in forma videoludica, impresa a mio modo di vedere riuscita in maniera strepitosa. Lo stile grafico, il comparto sonoro ed in parte la storia ricalcavano le prime incarnazioni di Pokemon in modo abbastanza fedele, mentre il gameplay e l'atmosfera che si respirava erano veramente simili a quelle che si potevano avvertire tra i tavoli di una fumetteria o su una panchina in un parco.
Il titolo inizia senza troppi fronzoli scegliendo un mazzo precostruito che nel corso del gioco verrà costantemente modificato per far spazio a nuove carte ed a nuove strategie, nell'impresa di sconfiggere i vari capi palestra ed i leggendari campioni al fine ultimo di ereditare da essi le misteriose carte leggendarie. E quindi, concluso un rapido tutorial, si esplora il mondo del gioco alla ricerca di nuove carte e di nuove sfide (anche se l'esplorazione è limitata ai vari club, con una world map alla Super Mario World), si combattono avversari sempre più forti e scaltri che difficilmente eseguiranno mosse sbagliate, si ragiona e si migliora, fino allo scontro finale ed agli immancabili titoli di coda, fieri del nostro operato. Nell'insieme dunque Pokémon Trading Card Game è un gioco "piccolo" e ben confezionato che sa divertire, a volte leggermente ripetitivo e privo di particolari sorprese che può però regalare ore ed ore di sano divertimento.

C'è un grande fascino nascosto in questo strambo tipo di giochi, complessi ma "freschi", fortemente customizzabili sia nelle strategie che nell'esperienza di gioco ultima, un sottogenere di RPG veramente di nicchia ed assai poco esplorato, quasi dimenticato. Se siete fan del genere, è da segnalare senza alcun dubbio Magic The Gathering del 1997 (conosciuto anche come Shandalar), piccolo classico da riscoprire ed ottimo esponente di questa categoria che spero fortemente riscopra una seconda giovinezza, non necessariamente legata ad un franchise.


See Ya!

Pazto