venerdì 2 marzo 2018

Meno è Meglio

Sup?
Qualche giorno addietro, chiacchierando in modo spensierato con un mio caro amico, ci siamo soffermati su un tema a sfondo videoludico piuttosto interessante: vale a dire quella passione, quella voglia quasi febbrile di giocare ad un titolo che a volte ti assale, di quelle che ti acceca e ti mette addosso una gran voglia di tornare a casa per fare un altra partita. Ricordi perlopiù legati a giochi della nostra infanzia, certo, ma che negli ultimi anni, salvo rare eccezioni (e quelle eccezioni sono spesso realizzate da Nintendo) sono stati creati da piccoli studi Indie.
Ebbene sì, a livello personale ad esempio fui colpito così tanto da Hotline Miami che distante da casa spesso mi trovavo a ragionare profondamente sul gioco e quando infine rincasavo, quasi svolgevo le attività di routine con una distratta fretta, per potermi infine mettere con profonda gioia davanti al monitor. E da qui viene la probabilmente obsoleta domanda: l'amore ed il carisma che oggidì riescono a trasmettere i videogiochi creati da piccoli studio indipendenti, che lavorano duramente forse più per passione che per successo, si è forse perso nelle mastodontiche produzioni "Tripla A"?
La cura e l'entusiasmo che le piccole software house riuscivano al tempo ad infondere nelle proprie opere, tra piccoli team affiatati ed una tecnologia sì limitante, ma che grazie alle proprie "barriere" stuzzicava l'ingegno, è forse andato a sparire nei giochi con un budget da capogiro ed un team abnorme di professionisti?
Ognuno a questa domanda avrà le proprie risposte, la mia sapete già quale è.

Sylviana: Ai Ippai no Boukensha


Sylviana (conosciuto talvolta anche come Silviana) fa parte di quella categoria di giochi che, come funghi, spuntarono sul finire degli anni '80, seguendo la scia di quella pietra miliare che fu The Legend of Zelda (a suo tempo, per essere puntigliosi, preceduto da Hydlide nel 1984) : giochi di avventura con una spruzzata di RPG dunque, incentrati sull'esplorazione di un vasto mondo pieno di sfide e segreti, con prospettiva "dall'alto" e talvolta criptici.
E questo titolo, ideato in origine per il Famicom Disk System nel 1988 , e successivamente riveduto e corretto per MSX (nella sua edizione definitiva, diciamo), è proprio questo: un rip-off neanche troppo velato delle avventure di Link, che punta molto sullo stile grazioso della protagonista e dei suoi antagonisti (con artwork in-game decisamente curati), e sulla semplicità di gioco. Storia basilare, Dungeon e Boss Fight non troppo complessi ed un mondo discretamente vasto (con in più una sorpresa niente male verso la metà del gioco) creano un avventura "piccola"  ma divertente, talvolta lenta ed invecchiata non benissimo, che approcciata nel modo giusto può però regalare diverse ore di sano divertimento e grandi soddisfazioni.

Yoshi's Woolly World


Lo dico subito e senza mezze misure: Yoshi's Woolly World è uno dei giochi più adorabili che abbia mai visto.
Curato a livello quasi maniacale, sia nel mondo che nei suoi abitanti (interamente creati in lana virtuale), il titolo colpisce appieno con la sua peculiarità ed il suo stile unico.
Rilascuiato nel 2015 per Wii U (console che ultimamente sto apprezzando forse più del dovuto), questo platform in 2.5D fa tutto, ma proprio tutto, nel modo giusto: gameplay saldo e divertente, ambientazioni con un ottimo level design ricche di trovate intelligenti accompagnate in più da una colonna sonora adatta e pimpante, una durata più che discreta e tantissimi segreti sanno infatti regalare al giocatore un esperienza completa e di qualità dall'inizio alla fine, il tutto confezionato nel noto stile qualitativo Nintendo.
Un Platform completo dunque, semplice da giocare ma che sa regalare a chi vuole delle sfide decisamente impegnative, che diverte e scalda il cuore, dotato in più di un eccellente modalità in cooperativa.
Uno dei migliori esponenti del genere degli ultimi anni, un gioco adorabile.


See Ya!

Pazto