martedì 6 dicembre 2016

Feel like pwning noobs

Sup?
Pure Pwnage fu un prodotto sub-culturale arrivato nel modo giusto, al momento giusto: la web-series uscita nel 2004 infatti si rivolgeva totalmente a quegli hardcore gamer ormai ventenni con davanti a loro un futuro un po' incerto, il cui hobby principale, ovvero i videogiochi, era una passione così grande da diventare quasi uno stile di vita. Ed il buon Jeremy, meglio conosciuto come teh_pwnerer e protagonista della serie, altro non era che una caricatura di quella sub-cultura, un giovane uomo socialmente un po' sfigato che dedicava la quasi totalità del suo tempo giocando (o meglio pwnando) assiduamente, con pochi ma buoni amici ed una noncuranza quasi totale del proprio futuro, così come del mondo che lo circondava.
E così tra avventure più o meno paradossali, personaggi memorabili e due web-stagioni arrivò il grande successo, sfornando tormentoni senza tempo del calibro di "Boom Headshot!" e creando una fanbase così folta ed appassionata da portare gli autori della piccola web-series ad abbandonare le proprie origini e creare, con un vero e proprio azzardo, una serie TV in piena regola che però, puntando ad un pubblico più ampio e snaturando così la sua natura, si rivelò nettamente inferiore alla saga "classica" con conseguente accoglienza tiepida da parte del pubblico e decadimento della serie in toto.
Pure Pwnage, vera e propria meteora mediatica, andò dunque a finire nel polveroso cassetto dei ricordi e per molti anni non se ne seppe più nulla, finché a sorpresa un po' di tutti nel 2012 venne annunciato un crowdfunding per la creazione di un film che avrebbe ripreso e probabilmente concluso la saga classica. Il supporto dei fan non mancò di certo, ed in brevissimo tempo il progetto, che come obbiettivo iniziale puntava a 75000$, arrivò alla ragguardevole cifra di 211300$.
Il team dunque, con un po' di calma a dire il vero, si mise a lavoro ed a quattro anni di distanza, il film fu finalmente pronto.

RetroWatch - Pure Pwnage Teh Movie



Cosa dire dunque del prodotto finale di questa piccola epopea? Sinceramente ero un po' scettico, i crowdfunding si rivelano a volte delle grandi bufale e la bassa qualità della serie TV mi aveva lasciato un grande amaro in bocca, portandomi ad approcciare questa pellicola in modo un bel po' prevenuto, ma devo dire che mi sono ricreduto in fretta, il film è a modo suo un degno erede della Web-Series.
La pellicola riprende dopo anni di distanza, ciò che la serie web aveva lasciato in sospeso: Jeremy è diventato un membro produttivo della società dopo essere stato sottoposto ad una cura di psicofarmaci, vive una vita "normale" e non gioca più. Convive con Doug, con cui si è sposato per avere benefici fiscali (con ovvie battute sull'omosessualità) e spende le sue giornate in modo apparentemente felice. Ma suo fratello Kyle non ci sta, vuole fare un film su Pure Pwnage in piena regola, così concludere ciò che ormai 12 anni fa aveva iniziato, e scoprendo la dipendenza da psicofarmaci di Jeremy, sostituisce le pillole con delle mentine, liberando così teh_pwnerer dalla sua "nuova vita". Da quel momento il film torna a ricalcare la web-series, vedendo Jeremy ed i suoi compagni impegnati prima in una scorpacciata videoludica, e dopo in un torneo di MOBA, affrontando i classici temi dell'amicizia e della vita, arrivando così ad una semplice ma efficace Happy Ending.
Ad essere totalmente sinceri, il film considerato come "Film" vero e proprio, non regge il confronto con i colleghi, la regia così come i dialoghi sono infatti piuttosto amatoriali ed il tutto sembra più uno "special" della vecchia serie che un lungometraggio vero e proprio, ma probabilmente, e questa è la mia opinione, la pellicola nella sua semplicità è ciò che doveva essere, ciò che i fan volevano. Personalmente, da amante della serie, il film mi ha divertito non poco, conclude finalmente una saga stroncata a metà e soddisfa in pieno il fan di Pure Pwnage che è ancora vivo in me. Un Film solo per gli appassionati quindi, con un target ben preciso e che forse punta un po' troppo sulla nostalgia, ma che nel suo complesso scorre bene, intrattiene e fa il suo dovere.

See Ya

Pazto

sabato 26 novembre 2016

Squaresoft, sempre con noi.

Qualche mese fa scrissi un post, piuttosto frettoloso e mal scritto a dire il vero, che aveva come tema focale il tanto chiacchierato quanto preoccupante remake di Final Fantasy VII, arricchito peraltro da una digressione sul preoccupante fatto che a capo del progetto ci fosse Tetsuya "Trasformo Tutto In Kingdom Hearts" Nomura. Il post però era piuttosto deludente e non faceva altro che grattare la superficie del vero problema della faccenda, eccomi dunque qua pronto a parlarvi nel dettaglio di uno dei fatti più incresciosi dell'industria videoludica, un lutto che porto nel cuore ormai da anni ed una battaglia forse persa in partenza in cui ahimè, trovo ben pochi commilitoni: Square-Enix e la morte di Final Fantasy.
Ebbene sì, benché i Fanboy di tutto il mondo non esitino a scagliarsi, probabilmente a ragione, contro Konami, pare che invece non abbiano problemi verso una Square-Enix che a ben pensarci non si è comportata proprio benissimo né nei confronti di Hironobu Sakaguchi e Nobuo Uematsu né tanto meno verso i fan, ma andiamo con ordine.
Da un punto di vista strettamente europeo, Final Fantasy VII colpì come una meteora il mercato, portando di fatto i JRPG per la prima volta al successo sui televisori PAL: il nostro continente infatti, tralasciando rari casi, era praticamente orfano di questo genere. Il gioco segnò una generazione, fece emozionare milioni di giocatori e portò molti di essi, sconfitto finalmente Sephiroth, ad esplorare a ritroso quella che fu probabilmente una delle saghe più belle mai create. E così in modi più o meno legali, noi adolescenti galvanizzati da Cloud Strife e le sue avventure scoprimmo le origini Nintendiane della saga... Lo stupendo Final Fantasy VI (forse il migliore della serie), il sublime IV, il complesso III e tutti gli altri, attendendo con occhi sognanti l'ottavo capitolo, che si confermò molto buono ma secondo alcuni punti di vista inferiore ad i predecessori, e successivamente il nono che si rivelò come uno dei titoli più belli della saga, firmato in maniera sublime dal caro Hironobu.
Squaresoft diventò a livello globale LA software house di riferimento per i JRPG, sfornando capolavori a valanga ed entrando violentemente nel cuore degli appassionati di un genere che nell'epoca Playstation 1 si consacrò a livello globale.
Passarono gli anni, a livello dirigenziale qualcosa di mai apertamente spiegato iniziò a cambiare e nel 2001 uscì il controverso Final Fantasy X, buon capitolo della saga che però rese perplessi molti fan storici, il primo in cui il buon Sakaguchi ebbe un ruolo molto marginale ed emblema del cambiamento della saga, vero e proprio ponte tra ciò che fu e ciò che sarà: il gioco infatti abbandonava molti degli elementi storici della serie, primo tra tutti la World-Map (scelta che fece indignare molti) ed un atmosfera diretta ad un pubblico decisamente più giovane e "pop", conservando però un saldo sistema di combattimento a turni e le magistrali composizioni del maestro Uematsu.
Arrivò il 2003, Squaresoft con grande sorpresa decise di fondersi assieme al gigante Enix, creando così Square-Enix, vero e proprio colosso dell'intrattenimento videoludico con alla base una mentalità tremendamente commerciale. Sakaguchi ed Uematsu, lasciando i fan basiti, decisero di andarsene da questa nuova alleanza e la saga di Final Fantasy rimase per la prima volta orfana dei suoi creatori. Square-Enix per tappezzare questa pesantissima dipartita (sempre nascosta, quasi insabbiata dalla compagnia a dire il vero) mise a capo della serie i già noti Yoshinori Kitase e Hiroyuki Ito, pilastri di Squaresoft e grandi contributori della saga di Final Fantasy, e a sorpresa Tetsuya Nomura, ambizioso ragazzo cresciuto come designer in Squaresoft ossessionato dallo stile "emo" ed esploso con Kingdom Hearts, saga che si attaccherà a lui in maniera indelebile. La prima e vera incarnazione della serie sotto il nuovo comando fu lo strano Final Fantasy X-2 gioco tremendamente pop e primo sequel diretto della saga che subito si confermò come il titolo del franchise criticamente meno acclamato: molte furono infatti le recensioni tiepide per un gioco che non aveva un identità concreta. Lo stesso anno per onor di cronaca uscì, per l'ultima volta sotto etichetta Squaresoft, anche il discreto Final Fantasy XI, un MMORPG considerabile decisamente più uno spin off che un capitolo "autentico" della serie, dato il suo genere.
Da lì in poi fu il delirio (e scusate se da adesso entrerò in un decisamente meno obbiettivo e ben più fomentato "Rage Mode"): Square-Enix decise di espandere l'universo di Final Fantasy VII, mungendo il franchise con titoli ed opere parallele di un livello imbarazzante (Dirge of Cerberus su tutti) e prostituendo senza ritegno un capolavoro dell'industria, si passò poi ai remake forsennati su ogni console possibile dei capitoli classici della saga e poi beh, uscì il tiepido Final Fantasy XII seguito dal piuttosto brutto XIII, JRPG che si distanziarono negativamente come qualità ed eleganza anni luce dalla saga classica. Ormai era chiaro che la serie aveva preso una brutta, bruttissima piega, non era più Final Fantasy.
Dovete considerare però che nel frattempo di anni ne erano passati un bel po' e che in tutto ciò erano nate nuove generazioni, ragazzi che come primo JRPG hanno probabilmente giocato il dodicesimo, o magari il tredicesimo capitolo della saga e che di conseguenza identificano con quello stile, la nostra amata fantasia finale. Ed è proprio a loro che Square-Enix si rivolge oggidì, con un Nomura sempre più potente, ma sotto il mio punto di vista tremendamente inetto, che ben sa svendere la saga al servizio della moda del momento, infinocchiando oltre ai più giovani anche coloro che dal punto di vista videoludico, sono un po' ignoranti. Ed eccoci dunque ai giorni nostri, tra vecchi appassionati che crescendo hanno messo da parte la saga, ragazzini che sbavano dietro allo stile di Final Fantasy XV e fan di vecchia data divisi tra chi amaramente si è adeguato e chi, come me, rimpiange quei tempi in cui i JRPG, erano i JRPG, in cui Final Fantasy, era Final Fantasy.
Viva dunque i turni, viva le world-map e la costruzione ben ponderata di un party, viva Uematsu e Sakaguchi, al diavolo Square-Enix ed il suo modo sporco di svendere un opera, al diavolo mille volte Nomura e la sua incapacità di creare un prodotto diverso da quel Kingdom Hearts che lo ha portato al successo, al diavolo per come ha prostituito un amico della mia infanzia, una saga che ho amato. Final Fantasy non è Kingdom Hearts caro mio, cerca di capirlo.
E non me ne vogliano gli amanti del nuovo Final Fantasy, quelli che sostengo la tesi secondo la quale Sakaguchi ha avuto un ruolo marginale nel settimo capitolo (benché non sappiano che tutto il concetto del VII è stato fondato sulla dolorosa scomparsa della madre di Hironobu, creando un progetto in cui il padre della saga ci ha messo cuore ed anima) o quelli che dicono che, beh il XII non era granché, il XIII era tremendo, "ma questa è la volta buona", coloro che parlano senza sapere, senza aver mai vissuto l'avventura di Terra, il dolore di Cecil o le peripezie di Gidan... Questo post è solo lo sfogo di un vecchio, che forse vive di ricordi o che forse, e dico forse, non si è mai fatto influenzare dal marketing Square-Enix, che è conscio di una Software House che continua ad infinocchiare i fan con cattivi prodotti ma che con la sua pubblicità ed il suo effetto nostalgia ammalia fan vecchi e nuovi, vendendo molto più di quanto meriterebbe.
Questo vecchio, per cancellare qualsiasi equivoco, è ben conscio del flop commerciale di The Spirits Within, apprezza Kingdom Hearts e non vede nell'innovazione un male, aspetta infatti a braccia aperte ogni nuova incarnazione di Street Fighter, è interessato dal cambio di rotta di Resident Evil, ha adorato al tempo il "nuovo" Ninja Gaiden di Itagaki e sinceramente potrebbe anche essere aperto ad un sistema di combattimento non a turni, se fatto bene.
Semplicemente, e rimanga tra noi, questo vecchio giudica un gioco per quel che è, ed i nuovi Final Fantasy, scusate il francesismo, fanno cagare un bel po', privi di anche un briciolo di magia della nostra amata saga.
Potete decidere tranquillamente la parte in cui stare dunque, ma prima quantomeno informatevi.

Pic Of The Post

Il Sakaguchi nazionale, portate rispetto ragazzini!


See Ya, n00bz

Pazto


domenica 20 novembre 2016

Cosa resterà di questa 360? - II

Sup?
Eccomi dunque qua, pronto a portarvi la seconda e più misteriosa parte del mio personale "best of" della settima generazione di console.
Inizio menzionando gli ottimi, ma già da me trattati Rayman Origins (a mani basse, il Platform 2D della generazione)Majin and the Forsaken Kingdom pidla cui recensione è reperibile cliccando sul loro stesso nome.
Ordunque, si comincia!

Hotline Miami


Arrivato sul finire della generazione, il violentissimo ed allucinante Top-Down Shooter della Dennaton Games stupisce per le atmosfere marce fortemente fine anni 80, la pesante caratterizzazione dei personaggi ed il gameplay, hardcore ma fluidissimo. Un titolo indie con pixel belli grossi che ha saputo rivaleggiare senza troppi problemi con gli avversari "Tripla A".
Gioco adatto ai soli adulti e coinvolgente a livelli pericolosi, pusher del "un'altra e poi smetto", ambasciatore del genere indie come alternativa seria alle grandi major.
Colonna sonora stupenda.

Puzzle Quest - Challenge of the Warlords


Sia gli RPG che i Puzzle Game, oltre ad essere generi piuttosto "nobili", hanno dalla loro la sorprendente abilità di saper stregare gli utenti come pochi altri.
Cosa accade dunque quando un piccolo studio con delle belle idee decide di mischiarli assieme al fine di ottenere un bizzarro ibrido? Si ottiene un gioco niente male, ecco cosa!
Rilasciato nel 2007 su un po' tutte le piattaforme dell'epoca, il buon Puzzle Quest è un mix decisamente ben riuscito dei due suddetti generi, dove si combatte a suon di Puzzle e ci si potenzia a mo' di RPG. Un gioco che se entrati nell'ottica giusta, sa regalare ore ed ore di sano divertimento, tra lunghe combo ponderate e sub-quest varie.

Madworld


La gemma nascosta della ludoteca Wii ce la porta Platinum Games nel 2009, con uno spettacolare Hack and Slash ad arene di nome Madworld.
Gioco iper-violento totalmente in bianco e nero ad eccezione fatta del sangue, il titolo si contraddistingue per i personaggi sopra le righe e le libertà date al giocatore per sbarazzarsi dei nemici: più inventeremo modi bizzarri per massacrare i malcapitati infatti, più punti faremo. Gameplay funzionale e mai sottotono, storia avvincente e graficamente piacevole alla vista, Madworld è una presenza immancabile in ogni collezione Wii che si rispetti.

Lost Odyssey


Una cosa che molti giocatori non sanno è che nel tumultuoso periodo in cui Squaresoft ed Enix decisero di fondersi assieme, gran parte dell'anima della casa di Final Fantasy andò, ahimè, a farsi benedire.
Dagli "scarti" di quel peccaminoso matrimonio nacque però Mistwalker, piccola casa con a capo il mai troppo stimato Hironobu Sakaguchi e specializzata in Jrpg, genere che ha visto come non mai un periodo di "siccità" estrema nella settima generazione.
E nel 2008, caduto come una rinfrescante pioggia in questo arido deserto, Mistwalker ha rilasciato Lost Odyssey, Jrpg sì fin troppo classico, ma decisamente ben concepito, un gioco non per tutti ma un avventura che gli appassionati veri del genere non potranno che amare, probabilmente il miglior gioco di ruolo nipponico della generazione.
Bella la storia ed il suo mondo, affascinanti i personaggi così come la colonna sonora (affidata al maestro Uematsu), interessanti le sub-quest così come la scelta di eliminare quasi totalmente il grinding / farming, il tutto racchiuso in un gioco che merita il nome di Final Fantasy molto più di tutti quei prodotti che Square-Enix tenta, ahimè riuscendoci, di spacciare come capitoli della saga.
Un gioco che meritava decisamente più successo, una favola triste dell'industria videoludica.

N+


Sissignori, N+!
Titolo piccolo piccolo originariamente creato in Flash e poi rilasciato in maniera riveduta e corretta sia su console portatili che su Xbox 360, N+ è stato l'apripista silenzioso di un genere, quello dei platform mono-schermata con difficoltà bastarda, che in seguito ha raggiunto con Super Meat Boy la sua consacrazione. Il gioco ci immerge nei panni di un ninja, stiloso e stilizzato, impegnato nel raggiungere l'uscita di ogni livello tra salti sui muri e schivate al millimetro. Severo ma mai ingiusto, ben studiato e piacevolissimo, N+ è un esperienza che farà sì bestemmiare, ma sempre con un sorriso.

Sleeping Dogs


La sorpresa di questa lista ce la porta United Front Game che assieme a Square Enix nel 2012 lancia sul mercato, un po' in sordina, Sleeping Dogs.
Erede spirituale di True Crime, il titolo è un Open World - Action Adventure di basso profilo, privo della "spocchia" di ben troppe produzioni Tripla A, che però ha dentro di sè molto, molto più di quanto tralasci apparire: una storia poliziesca davvero ricca, curata ed avvincente con dei personaggi ben costruiti e ben sviluppati, un gameplay saldo ma arricchito con fresche e divertenti trovate, un ritmo di gioco sempre "vivo" e mai noioso, sono elementi di valore presenti in un gioco che intriga dall'inizio alla fine. Sleeping Dogs non è un capolavoro, sia chiaro, ma è un gioco che sa divertire ed appassionare come pochi altri.

E per finire "qualche" menzione d'onore: tra gli indie come non citare il fenomeno di dimensioni epocali che è stato Minecraft, l'affascinante Journey ed il metroidvania più originale e divertente della settima generazione: GuacameleeSul fronte dei "big" invece va segnalata l'avvincente trilogia di Mass Effect, quella di Uncharted, e con le dovute restrizioni Assassin's Creed, saga che ha mostrato di cosa fosse capace questa generazione benchè irta di difetti. Dulcis in fundo come non menzionare il frenetico e spettacolare Bayonetta, l'emozionante The Last Of Us ed ovviamente Batman: Arkham Asylum, notevole esempio che si può creare un ottimo gioco su licenza, DoDonPachi Dai Fukkatsu probabilmente uno dei migliori danmaku / shmup mai creati e perché no un bel Fallout 3.

Detto questo, ed avendo finalmente finito questo "specialone" vi saluto, statemi bene!


See Ya!

Pazto

martedì 1 novembre 2016

Cosa resterà di questa 360? - I

Sup?
Fresco dall'annuncio Nintendiano di Switch (il tanto chiacchierato NX) che potrebbe di fatto dare il via alla nona generazione di console, come posso esimermi dallo stilare una personalissima "best of" dall'ormai definitivamente archiviata settima generazione?
Iniziata nel 2005 con l'ottima Xbox 360, la settima generazione è stata per molti versi controversa per il mercato del gaming da salotto: da una parte abbiamo avuto il boom dell'online, dall'altra l'approdo sempre più massiccio dei titoli indie, necessari a tappezzare una evidente difficoltà degli sviluppatori "Tripla A", al fronte di produzioni sempre più grandi ed infrastrutture online che di fatto hanno incrementato a dismisura i costi di produzione, hanno rilasciato sempre meno titoli. Una generazione che, per quanto non sia stata la mia preferita, ha avuto dalla sua parte un gran bel numero di titoli: tra nuove IP ed apprezzabili sequel e reboot infatti i gamer di tutto il mondo hanno avuto di che divertirsi, sia sulla notevole piattaforma Microsoft che sulla buona PS3 di Sony, con Nintendo che per la prima volta ha deciso di approcciare il mercato con una via alternativa agli avversari, partorendo così il / la Wii.
Il mercato handled ha invece visto il dominio un po' anonimo di DS, con una PSP come unica rivale che, diciamocelo, non ci ha mai provato fino in fondo.
La prima parte di questa classifica si occuperà dei titoli più blasonati e conosciuti, lasciando poi spazio in un successivo post, a tutte quelle hidden gems che per vari motivi sono passate inosservate agli occhi di molti, troppi, gamer.
Ma bando alle ciance, si comincia!

Bioshock


Lo dico fermo e sicuro: Bioshock è stato l'FPS Single Player della settima generazione, senza se e senza ma. Intelligente, curato e di atmosfera l'opera della 2K sa regalare ore ed ore di piacevole esplorazione, grandi spaventi e combattimenti ricchi di tattica, immersi (letteralmente) nell'utopica città di Rapture, ambientazione di grande impatto che difficilmente scorderemo. 
Un prodotto di qualità con delle belle idee ben sviluppate ed una grande storia, immancabile esperienza per ogni giocatore.

Team Fortress 2


Se Bioshock ha avuto il pregio di esser stato il titolo in prima persona da giocare in solitario, Team Fortress 2 è a mani basse quello da vivere (gratis) online: carismatico, bilanciatissimo ed incredibilmente divertente, "TF2" è forse il pinnacolo del genere, quello degli FPS online competitivi, che troppo spesso ahimè si prende eccessivamente sul serio.  La gemma creata da Valve non lo fa, merito anche di una comunity variegata e sorprendentemente in continua crescita che permette a tutti, ma proprio tutti, di gambizzare ed esplodere in divertente goliardia.

Saints Row 2


Ah, Saints Row 2!
Probabilmente uno dei giochi che porto più nel cuore della settima generazione, non di certo una pietra miliare nell'industria videoludica nè un capolavoro di profondità ma un gioco che, state bene attenti, nella sua semplicità sa divertire come pochi altri.
Eccessivo, fracassone, goliardico e totalmente customizzabile, il Free Roaming - Action Adventure della Violition ha anche dalla sua parte una storia godibilissima ed avvincente, che però sarà spesso accantonata per dare libertà totale alla nostra fantasia: "tunizzare" una ruspa e farci surf sopra, decapitare mafiosi a bordo di una moto armati di katana, lanciare vecchiette da un grattacielo vestiti da supereroe, tutto questo ed altro ancora è all'ordine del giorno in questo "leggero", ma godibilissimo titolo.

Red Dead Redemption


Se Saints Row 2 ha puntato tutto sulla libertà e sull'eccesso, Red Dead Redemption si è dedicato invece all'atmosfera ed ai sentimenti. Rockstar Games nel 2010 ha infatti confezionato un ottimo Open World - Action Adventure dove lo spirito del West, reso in maniera sublime, regna sovrano.
Storia fantastica, bellissimi personaggi, ambientazioni da brivido e realizzazione esemplare sono racchiusi in un grande gioco, obbligatorio da avere se vi piace il genere ma consigliato veramente a tutti, uno dei punti più alti toccati da Rockstar Games secondo il sottoscritto.

Gears of War


Assieme ad Assassin's Creed (di cui parlerò brevemente in futuro), Gears of War è stato il mio primo e vero assaggio della settima generazione, non un capolavoro epocale per carità, ma un deciso salto in avanti nel comparto della grafica e della fisica di gioco. Il titolo creato dalla storica Epic, oltre ad avere un gran carisma ed una bella ambientazione, ha peraltro il merito di aver alzato l'asticella di un genere, quello dei third person shooter, fino ad allora un po' troppo "leggeri" ed "ingessati". Il sistema di coperture dinamico e decisamente fluido ha infatti dettato scuola, donando al titolo un gameplay decisamente unico ed altamente soddisfacente.
Decisamente uno dei giochi più iconici della sua generazione. Must Have.

Super Mario Galaxy


Come non citare in questa lista uno dei molti capolavori del maestro Miyamoto?
Nel 2007 il nostro amato Shigeru-Non-Nazionale ha deciso di sparare nel mercato una bomba non da poco, una vera e propria killer app che ha reso il / la Wii una console decisamente più seria ed appetibile per gli hardcore gamer di tutto il mondo. C'è poco da dire sulle innegabili qualità di questo meraviglioso platform, paragonabile senza troppi scandali a quel mostro sacro che fu Mario 64.
Il gioco funziona da dio ed è ben confezionato, straripa di idee intelligenti ed è squisitamente divertente, un'esperienza oserei dire teraupetica per ogni giocatore, un gioiello genuino come solo Nintendo sa creare. Unico neo del gioco, il sistema di controlli Wii, ma per un titolo di tale calibro si può scendere tranquillamente a compromessi.
Detta in breve e senza tanti fronzoli, uno dei platform 3D più belli di sempre.

E con questo, si conclude la prima parte. 
Ci rivediamo presto per parlare di titoli più oscuri e da Gourmet!

See Ya

Pazto

giovedì 20 ottobre 2016

Frag-Oloso

Sup?
Eccomi di nuovo qua pronto senza indugi a portarvi una recensione fresca fresca di un gioco che, state ben attenti, è uscito quest'anno!

Currently Playing - Doom (2016)



Doom "2016" aveva un compito non semplice tra le mani, quello cioè di "reboottare" con successo un mostro sacro dell'industria, quel Doom che nel 1993 uscì sugli scaffali con un'enorme e fragorosa esplosione sconvolgendo il mercato con il suo carisma sopra le righe e la sua infinita giocabilità, una pietra miliare nella storia videoludica verso la quale bisogna portare solo rispetto. E la stessa id Software, madre della serie, di rispetto ne mette un bel po' in questo reboot, riuscendo di fatto a creare un'opera che raggiunge un soddisfacente equilibrio tra vecchio e nuovo, impresa non di certo facile. Il gioco si presenta ai nostri occhi con una grafica curata e di impatto, grazie a modelli poligonali definiti e stilosi, delle texture notevoli e degli effetti luce niente male, con un design dei personaggi davvero accattivante (ho adorato la reinterpretazione di alcuni nemici storici) ma con ambientazioni, e mi duole dirlo, un po' scarne e ripetitive, vero punto dolente del comparto grafico che però non sminuisce nel suo complesso una presentazione visiva ben più che soddisfacente.
Pad alla mano il gioco non si vergogna di essere ciò che è, un FPS old school assai godibile e reattivo, dove si spara tanto e si ragiona poco, con un'esplorazione ridotta al minimo e con ordate di nemici che, grazie anche ad un intelligenza artificiale non proprio stellare, non esitano a mettersi nella traiettoria del nostro arsenale rendendo così il gioco una vera e propria orgia di sangue in grado di donare agli amanti del genere ore di divertimento cazzuto ed assicurato: il sistema di combattimento per quanto semplice è infatti tremendamente soddisfacente e, grazie al suo particolare equilibrio, fa gustare al giocatore ogni frag, merito anche di un sistema di finisher corpo a corpo, utile a ripristinare vita e munizioni, che sorprendentemente anche nelle sezioni più lunghe non stanca.
Sporadicamente Doom tenta di cambiare la routine dei suoi massacri infiniti con delle sezioni platform che, benché riescano nell'intento di diversificare il gameplay, risultano a mio modo di vedere non proprio azzeccate, mentre è piuttosto riuscito il semplice ma efficace sistema di upgrade delle armi che ci accompagnerà in modo del tutto non invasivo lungo la volutamente striminzita storia, carica di citazioni e riferimenti ai vecchi capitoli della saga.
La difficoltà, per quanto il gioco non sia mai una passeggiata, è decisamente ben calibrata e grazie alle diverse impostazioni, può offrire ad ogni giocatore una giusta sfida, senza penalizzare chi decide di abbassare l'asticella della cattiveria al fronte di eccessivi game over, scelta decisamente apprezzabile.
Passando al comparto sonoro Doom ahimè delude profondamente, con musiche ed effetti sonori sottotono che paragonati ad i predecessori sfigurano pesantemente, un aspetto del gioco che riesce a rasentare solo una sufficienza quando invece era lecito aspettarsi, oserei dire pretendere, molto di più: la colonna sonora infatti non graffia, i sound effects non suscitano alcun brivido, un'inspiegabile difetto che nel complesso mina leggermente un'esperienza altrimenti ottima.
Questo titolo dunque è un ottimo reboot che, tralasciando alcuni difetti, può piacere sia ai fan di vecchia data che ai novizi del genere, uno di quei giochi "leggeri" ma ben confezionati, ben più vicino alla saga classica del suo predecessore, quel Doom 3 che per quanto bello fosse si distanziò forse troppo dalla sua natura, puntando più al survival horror.
Doom nella sua nuova incarnazione "2016" è in definitiva un gioco che può rientrare tranquillamente nella collezione di ogni gamer senza sfigurare anche se la copertina, va detto, poteva essere assai più "ignorante" ed old school.

Quote of the Post

"Sorridi, e il mondo sorriderà con te. Piangi, e piangerai da solo." 

Oldboy - 2003

In conclusione vorrei fare dei doverosi auguri ad un ottimo Marq Marquez che si è da poco portato a casa un Motomondiale meritatissimo e consigliarvi di riascoltare il main theme di Tomb Raider, sempre magico e profondo nella sua semplicità.

PS: Doom 2016 ha ovviamente anche un (brutto) comparto multiplayer, ma se lo giocate siete delle persone cattive.

See Ya

Pazto

martedì 11 ottobre 2016

Downloading

Sup?
Ricordate come era giocare su console prima del 2000?
Non sto parlando di una nostalgica comparazione a livello qualitativo, bensì di come un tempo acquistata la nostra nuova console o il nostro nuovo gioco, si tornava a casa, si montava il tutto, si inseriva il cartuccione o il disco dentro et voilà, si iniziava subito a giocare. Questo. peraltro. era il motivo per cui sopratutto nella seconda metà degli anni '90 in molti abbandonarono o disdegnarono il mercato PC, troppo complesso, costoso e "noioso" nelle sue attese, con installazioni a volte tediose e dischi di aggiornamento, con hardware costosi che troppo spesso si ribellavano. La comodità quindi era uno dei punti di forza delle console, obbiettivamente meno potenti ma con un immediatezza ed un parco giochi che in quegli anni, inutile negarlo, bastonavano a livello di pubblico un po' tutta la "Master Race" in quello che fu a mio modo di vedere uno dei periodi più bui per il gaming su PC, benché sia chiaro, tale mercato aveva anche al tempo i suoi bei capolavori in esclusiva ed il suo charme. L'immediatezza quindi era già di per sé una "killer feature", gli scherni verso i "PCisti" e le loro beghe tecniche si sprecavano ed i "consolari" vivevano felici e beati. I giochi uscivano nella grandissima parte dei casi ben programmati, senza particolari bug ed il multiplayer era una realtà da condividere in intimità con gli amici del quartiere. Uno dei punti di forza dei giocatori PC era infatti l'enorme possibilità che forniva il magico, ed al tempo sorprendentemente innovativo mondo dell'internet: si poteva giocare con persone da tutto il mondo, scaricare aggiornamenti che correggevano svariati bug, ottenere dlc ed espansioni, implementare le mod che potevano estendere un gioco all'infinito e più in generale si poteva avere un motivo per giocare a testa alta sulla tastiera e sentirsi "fighi" nei confronti di quel mercato di massa, pieno di esclusive, hardware a prezzi bassi ed esente da grane tecniche che erano appunto le console.
A questo scherno però, le macchine da salotto si ribellano, vogliono anche loro una fetta di quella dolce ed attraente torta: inizia il Dreamcast, seguito a ruota nei primi anni del nuovo millennio da Xbox e Ps2 dando a chi volesse cimentarsi in tale avanguardistica innovazione di avere, più o meno, tutto ciò che di suddetto l'utenza pc poteva permettersi. Il successo però non arriva (sopratutto per Ps2), grandissima parte degli utenti difatti, continua a giocare tranquillamente scollegata non avvertendo minimamente il bisogno di tale innovazione. Gli anni passano ed internet, sempre più veloce ed illimitato, inizia ad entrare nelle case dei giocatori di tutto il globo, in questo contesto esce la settima generazione di console. Microsoft con Xbox 360 ci prova di nuovo, potenzia il suo servizio Xbox Live espandendolo immensamente, dando difatto il via ad una nuova era per il gaming da salotto: lentamente, i giocatori di tutto il mondo iniziano a collegare le proprie console in rete, le patch, i dlc, le demo, il gaming online inizia a diventare una normalità di tutti i giorni. Sony con Playstation 3 segue a ruota la stessa ideologia, ormai di successo, ed addirittura Nintendo, a modo suo, si adegua.
Si aprono i marketplace, il digital delivery anno dopo anno diventa un istituzione sempre più diffusa assieme a servizi paralleli come browser per internet e social network ed alcuni giochi iniziano a richiedere l'installazione, pratica piuttosto veloce ed automatica per carità, che taglia però fuori chi non ha un hard disk capiente. L'equilibrio nel mercato però rimane, le patch sono di piccole dimensioni ed a parte rari casi non necessarie, giocare su console è ancora "facile" ed una piccola nicchia continua a rimanere offline, libera da tutte queste innovazioni, iniziandosi a sentire però leggermente emarginata.
Ma la situazione, ahimè, inizia a peggiorare sempre più velocemente: alcuni giochi infatti si dimostrano ingiocabili senza la propria patch, con bug grandi come una casa che costringono di fatto ogni giocatore a collegarsi online armati di un hard disk capiente, vittime inermi di una triste abitudine che lentamente sta diventando una norma. C'è un gran sentore oscuro in tutto ciò, ma nonostante le perplessità, la generazione procede splendidamente rivelandosi un successo enorme per le tre grandi case.
Il tempo passa, esce l'ottava generazione, inizia il disastro: installazioni necessarie per ogni titolo, patch da 20 giga che non tutti possono permettersi, è il delirio. Io stesso sto scrivendo questo post con a fianco la mia nuova (e molto bella, per carità) Xbox One S, finalmente arrivata ma ancora non fruibile da me, per via come detto, di tali e pesanti patch. Si compra un gioco il pomeriggio, si aspetta la sera per giocarlo, tra installazioni e patch siamo arrivati ai livelli dei PC, che nel frattempo al contrario si sono snelliti diventando incredibilmente user friendly grazie anche a servizi come Steam che di fatto hanno reso i PC accessibili a tutti per giocare, simili a delle console. L'utenza, che stupida non è, si è accorta di tutto ciò e sta lentamente iniziando a migrare verso questo mercato risorto seguita a ruota, ovviamente, dalla quasi totalità degli sviluppatori che a capofitto pubblicano i propri giochi sulla piattaforma del wasd.
Probabilmente quello delle console è un passo necessario per stare dietro ad un mercato così particolare ed in continua evoluzione, ma in questa rincorsa al progresso si è forse dimenticato ciò che le console erano nella loro essenza, scatolette semplici e veloci, senza tanti fronzoli, dove si giocava e basta, senza pensieri, senza problemi.
Il mercato si sta unificando ed è sotto gli occhi di tutti, non è necessariamente un male, non è necessariamente un bene: nel futuro vedo sempre più digital delivery, sempre meno necessità di una console, sempre più collezioni virtuali e sempre meno scaffali con giochi messi alla rinfusa. E' il progresso, nella sua fredda evoluzione.

Pic Of The Post


See Ya!

Pazto

martedì 4 ottobre 2016

Bongo e Banane

Sup?
Settimana videoludicamente movimentata per me questa, composta principalmente da avvenimenti negativi. Per iniziare, la comparsata di Miyamoto in una conferenza Apple al fine di confermare il suo impegno nello sviluppo di giochi mobile mi ha messo sinceramente un po' di tristezza addosso, non tanto per il fatto che ormai Nintendo (come molti altri) si sia buttata, svendendosi, sul mercato del gaming su smartphone e nemmeno per essersi affiancata in questo passo alla mela smangiucchiata, quanto più perchè ha deciso di farlo mettendo in prima linea un'icona come Mario, snaturando secondo me la sua figura, prostituendolo in un contesto che diciamocelo, non è il suo. Passiamo poi all'increscioso fatto che la mia Xbox One S non è ancora arrivata a causa di un ritardo Ver-Go-Gno-So del "buon" Gamestop e dulcis in fundo, con una sfortuna che ha del tragicomico, ho concatenato una combo infinita di pad rotti, pennette usb illeggibili e custodie rovinate da fare invidia al Paperino di turno, insomma è stata una ecatombe. Ma bando alle ciance, il vero motivo per cui sto scrivendo questo post è quello di fare un po' di spazio tra le pagine virtuali di questo blog: le rubriche "Nostalgia", "We need a Remake!" e "Sequel Plz" erano infatti un po' troppo simili tra loro, ho deciso quindi di fonderle insieme in "Retrologia" rubrica con un nome agghiacciante che tratterà di giochi appartenenti a generazioni passate, esordendo peraltro con un gioco Wii consigliatomi da un caro amico. Perchè iniziare con un titolo Wii? Sostanzialmente perchè ho realizzato solo di recente che la scatolina bianca della grande N (assieme a PS3, 360, DS e PSP), è ormai da considerarsi, per quanto faccia strano pensarlo, una console retrò appartenente ad una generazione in cui l'hdmi non era affatto scontato (sia il Wii che le prime incarnazioni della 360 infatti, non avevano tale supporto) e dove molti di noi per i primi anni hanno giocato con un televisore tutt'altro che full hd.
Orunque, si comicia.

Retrologia - Donkey Kong Country Returns



Ci sono giochi che benchè siano innegabilmente validi e decisamente ben realizzati non riescono ad entrarci cuore. Capolavori acclamati dalla folla come, facendo un esempio personale, la saga di God Of War che per quanto ritenga essere esente da difetti particolari e confezionata in maniere ineccepibile, non riesce proprio a piacermi (e ne ho giocati 3). In questa categoria è caduto ahimè anche Donkey Kong Country Returns, ottimo titolo della saga del nostro amato gorillone ed il primo non realizzato da Rare, gioco che decisamente non posso odiare, ma nemmeno amare alla follia, per un grande/piccolo difetto... ma andiamo con ordine.
La Retro Studios (gli stessi autori di Metroid Prime) nel 2010 ha deciso di deliziarci con questo reboot della saga classica che ricalca, rifinendo, tutto ciò che nella sua interezza era il caro e vecchio Donkey Kong Country. Il titolo infatti è da considerarsi in tutto e per tutto come un rispettoso omaggio alla trilogia del beneamato DK sullo SNES, tanto da portarsi dietro ahimè anche gli storici difetti della saga, primo tra tutti le hit detection tutt'altro che perfette ed una meccanica dei salti per me da rifinire.
Il titolo ci butta subito nell'azione, al fronte di una storia come sempre scanzonata e volutamente inesistente (rimanendo sul filone del cattivo di turno che ruba tutte le banane, concetto che per motivi sconosciuti, mi fa sempre ridere immensamente) e si mostra fin dai primi istanti piacevole alla vista, pulito ed accattivante con un comparto sonoro veramente buono composto peraltro da molti arrangiamenti dei blasonati classici della serie, che secondo la mia opinione, non riescono a raggiungere la grandezza degli originali. Il gameplay come avrete evinto è rimasto ancorato all'originale ma, badate bene, con una twist: il WiiMote, vera e propria croce e delizia del Wii. Il controller con sensori di movimento di mamma N infatti viene sfruttato per far eseguire a Donkey (accompagnato nel suo viaggio dal buon Diddy con il suo Jet-Pack ed in troppe poche occasioni, da Rambi il Rinoceronte) tutta una serie di manovre, prima tra tutte la sua famigerata capriola, obbligandoci dunque ad approcciare un sistema che combina controller classico e motion, cosa che io personalmente non ho mai amato e che ha minato con mia estrema amarezza ben troppe esperienze sulla piattaforma. Molti altri titoli hanno per mia fortuna capito questa esigenza ed infatti permettono al giocatore di utilizzare come alternativa il comodo e sempre valido controller del Gamecube, il classic o di optare per la combo Nunchuck e WiiMote liberi però dagli input di movimento. Country Returns con mio grande dispiacere non lo fa e questa cosa, lo dico senceramente, non mi va proprio giù, problema sicuramente opinabile per carità, ma sofferto da tante persone.
Il level design (tra Bongo e Banane) è davvero piacevole, con sequenze ben orchestrate e spettacolari, trovate intelligenti ed un passo di gioco davvero lodevole, formula peraltro che il superbo Rayman Origins ha preso come ispirazione riuscendo a sfornare uno dei migliori platform degli ultimi anni. La difficoltà pur rimanendo su una curva di apprendimento apprezzabile è qua e la mal calibrata, vittima a volte del sempreverde trial and error e aggravata almeno per me, lo avrete capito, dalla scelta dei controlli (argomento ben altro che esaurito per me) uniti come suddetto da collisioni a volte imperfette, senza minare però, va detto, l'esperienza finale di gioco, grazie anche alla scelta criticata da molti di rendere il livello "autocompletabile" se si perdono su di esso troppe vite (e bestemmie). I ragazzi di Retro Studios, pare sotto consiglio di Nintendo, hanno infatti deciso di dare ai giocatori in serie difficoltà la scelta, totalmente opzionale, di permettere ad una versione speciale di DK di completare il livello al posto nostro, scatenando l'ira di molti ma non la mia essendo come detto un opzione totalmente opzionale.
I boss per finire, a parte sporadici casi, sono decisamente poco accattivanti e forse un po' troppo "classici" nelle loro attese e nei loro pattern da imparare, in generale uno dei punti deboli del gioco (dopo i controlli) non aiutati dalle pluri citate collisioni a volte non proprio perfette.
Cosa è dunque Donkey Kong Country Returns? Un ottimo e curatissimo capitolo della saga fruibile da tutti, specialmente se si è fan di vecchia data, solo se si è pronti ad accettare il forzato sistema di controlli. Un titolo in ogni caso immancabile nella collezione di ogni appassionato Wii.
Cosa è Donkey Kong Country Returns per me? Una stupenda possibilità sprecata per la mancanza di una semplice opzione, un vero peccato facilmente evitabile, che mi ha reso un po' troppo critico verso un gioco che sicuramente non lo meritava. C'est la vie.

In conclusione vi consiglio, in modalità mitragliatrice, il buon Mother Russia Bleeds, pixelloso revival stiloso ed ultraviolento di quel genere un po' decaduto che è il beat 'em up, Runestone Keeper, bizzarro quanto unico e molto strategico dungeon crawler, Devil Daggers frenetico, spettacolare ed allucinante FPS-Survival, Disgaea 4 con la sua carica assai nipponica ed il suo grind-fest, Neo Geo Heroes Ultimate Shooting strampalato danmaku/shmup per PSP ed il sempre verde Star Fox 64. Rispolverando il 3DS invece devo necessariamente menzionare The Legend of Zelda A Link Between Worlds, ottimo capitolo della, da me non troppo amata, saga che mi ha davvero divertito ed appassionato e di cui probabilmente potrei parlare in futuro, su DS invece vi suggerisco Etrian Odyssey, bastardissimo dungeon crawler nipponico che si rifà ai classici come Wizardry. Il "consiglio del mese" però è rimanendo su DS "Ghost Trick", avventura puzzle punta e clicca, vera hidden gem del sistema a due schermi che appassiona e sa divertire, ed in più non vi farà bestemmiare sui controlli, come altri titoli di mia conoscenza.
Oggi sono stato veramente poco professionale, abbiate pazienza, ma ci sono cose ben peggiori nella vita, come Max Pezzali che fa la pubblicità del McDonald's. Standing Ovation!

See ya!

Pazto

giovedì 29 settembre 2016

Qua una volta, erano tutte riviste videoludiche.

Sup?
Qualche giorno fa, ritornando un po' annoiato verso casa, mi sono fermato presso un edicola per dare un occhiata allo scaffale dedicato alle riviste videoludiche. Ero ben conscio del fatto che ormai tale prodotto fosse diventato merce rara, reso "obsoleto" e rimpiazzato dal progresso dell'informazione moderna (io stesso avevo ormai smesso di comprare tali magazine da anni), ma mai avrei creduto di trovare dinanzi a me un palcoscenico così apocalittico. Oltre alla rivista di Minecraft e quella sui Pokemon difatti non rimaneva più niente di inerente al mondo dei videogames. Dove un tempo c'erano letteralmente scaffali e scaffali di riviste dedicate al nostro amato hobby, ora c'era solo una matassa rinfusa di pubblicazioni sulla caccia o sui tatuaggi, e naturalmente una gran selezione di pornazzoni. Un po' perplesso mi sono rivolto ad il simpatico edicolante chiedendo se quantomeno uscisse ancora il buon "The Games Machine", ammiraglio delle riviste videoludiche nostrane ed addirittura una delle pubblicazioni specialistiche più longeve in tutto il mondo, seconda solo al leggendario Famitsu. Il pacioccoso signore grattandosi un po il capo mi ha risposto un po sconsolato che ormai, benché il "TGM" venisse ancora pubblicato, aveva preso la decisione di non esporlo più nella sua edicola visto che, detto un po' cinicamente, sarebbe stato solo spazio sprecato vista la sua scarsa popolarità. Erano passati molti anni ormai dalla vetta di fama delle riviste di videogames e la notizia non avrebbe dovuto colpirmi minimamente, ma un sapore amaro con mia sorpresa mi ha pervaso la bocca. Dopo aver ringraziato l'edicolante sono tornato a casa un po' pensieroso ed il giorno seguente armato di buona volontà mi sono avventurato in un tour delle edicole della città dove, dopo un po' di giri infruttuosi, ho finalmente trovato il nuovo, ed un po' caro, numero di "The Games Machine".
Sfogliandolo tra le mani nella quiete di una panchina mi sono lentamente sentito pervadere da un forte senso di nostalgia, decisamente aggravato da un età che sempre più mi distanzia dalla mia gioventù. L'odore, il fruscio delle pagine, le piccole immagini sparse per gli articoli, le rubriche, addirittura le pubblicità mi hanno riportato ad un tempo "diverso", dove ogni mese aspettavo con ansia l'uscita delle mie riviste preferite su cui sperperare i pochi spiccioli faticosamente risparmiati, assetato di notizie sul mio hobby preferito.
La scelta negli anni '90 come avrete già capito non mancava di certo, fu il vero e proprio boom della stampa specialistica. C'erano letteralmente tonnellate di magazine, la gran parte delle quali focalizzate sul fenomeno Playstation appena esploso, spesso con articoli semplicemente tradotti da riviste gemelle britanniche con una qualità media ahimè piuttosto bassa (da blog del weekend diciamocelo), colorate e pompose che sgomitavano agguerrite contro le concorrenti per un posto da prima donna sul (al tempo) grande palcoscenico delle edicole, e non era affatto raro vedere sui banchi di scuola o nei bar, teenager brufolosi immersi in tali letture. Era un business in espansione, e tutti ne volevano una fetta.
Come non ricordare il caro e vecchio "PSN" (la prima versione) con personaggioni come Luca Carta e Diego Malara, rivista un po' scanzonata e maccheronica che sapeva però regalare ben più di un sorriso, passando poi al sempre esistente e già pluricitato "The Games Machine", probabilmente il più serio ed autorevole sul mercato anche se incentrato quasi esclusivamente sul mondo PC, "Game Republic" che trattava di tutte le piattaforme su cui si potesse giocare e per lungo tempo una delle mie preferite, "Playstation Force" con le sue guide e la sua goliardia, e dulcis in fundo "Playstation Pro" rivista di bassa lega ben rappresentativa del livello medio generale, che giocava facile sfoggiando in ogni numero la trionfante rubrica della posta con quella (e scusate se il livello del post si abbasserò drasticamente e cambierà brevemente un po' rotta) gnocca clamorosa che era la Signorina Bea, personaggio mitologico della mia adolescenza di cui ho cercato qua e la notizie senza trovare ahimè mai una risposta, un mistero che mi attanaglia ormai da anni e del quale non riesco venire a capo, molto probabilmente una modella buona come il pane, credetemi, presa e messa li da chissà quale fonte come specchietto per le allodole di noi, adolescenti ormonati. Bea, dove sei? Se qualcuno sa qualcosa, mi faccia sapere. Seriamente. Sono cose importanti.
Tornando a noi, come potete capire al tempo tali riviste erano letteralmente l'unico modo per ricevere informazioni tangibili al di fuori delle voci di corridoio che nel 99% dei casi erano del tutto inventate o ingigantite a dismisura, perle del calibro di "la Playstation potrà far girare i giochi della Playstation 2" o "Nel nuovo Tekken ci sarà Goku". Ogni articolo, ogni immagine veniva letteralmente spolpata, si teorizzava per ore (se si era fortunati con gli amici) su un singolo screenshot, si rileggeva più e più volte l'intera rivista analizzandola da cima a fondo aspettando il prossimo numero, in un mondo in cui l'informazione era si più limitata, passiva e mal trasposta, ma più dolce.
Tornerei dunque indietro? Non credo, il web ci ha dato la possibilità di ricevere news aggiornate e mirate costantemente, di vedere quante immagini e video ci pare e piace (e per i videogiochi questa è letteralmente una manna) ma credo che ogni tanto, prendere una breve pausa per distanziarsi dal bombardamento internettiano e passare del tempo di qualità nella quiete di un parco in compagnia di una buona rivista videoludica (una delle poche rimaste) possa solo fare bene. Quindi se anche voi siete come me nostalgici di quei tempi, fatevi una capatina in edicola e rompete pure i maroni al vostro edicolante di fiducia, non ve ne pentirete.

Pic Of The Post

Il Playstation Pro!!!


See Ya

Pazto

sabato 17 settembre 2016

Selva Mobile

Sup?
Post un po atipico per il mio caro blog questo, dato che per la prima volta mi addentrerò con serietà in quella selva oscura che è il gaming mobile, un autentico e spaventoso labirinto sommerso da migliaia di "giochini" di cui un buon 80% ad essere gentili e lo dico senza problemi, è infima e ben poco originale paccottiglia.
C'è poi un 15% composto da titolini carini ma con talmente poca profondità e spessore da essere al massimo dei veloci passatempi da pausa bagno di cui non vale veramente la pena parlare, videogiochi senza dubbio, talvolta anche divertenti e discretamente realizzati su cui però c'è veramente ben poco da dire, un esempio lampante è il buon Dots semplice puzzle game minimal che fa semplicemente il suo dovere. Rimane quindi (se ho fatto bene i conti) un restante e teorico 5% in cui rientrano titoli veramente curati in cui gli sviluppatori hanno messo impegno, anime e corpo nella realizzazione. Opere che a detta di molti non sfigurerebbero sulle più moderne console e pc, vere e proprie hidden gems (termine tremendamente appropriato in questo contesto) sommerse e nascoste da vagonate e vagonate di letame virtuale, difficilissime quindi da scovare. Qua e la ho tentato di cercarle, aiutato anche da fantomatiche ed improvvisate Top 10, di stanare codesti capolavori nascosti ma fino ad adesso ahimè non ho avuto grandi soddisfazioni. Mi sono quindi buttato con un po disperazione su uno dei titoli più conosciuti e premiati per mobile e facendo il mio primo acquisto sul'App Store, mi sono portato "a casa" il pluriosannato Monument Valley...

Currently Playing - Monument Valley



Il piccolo Puzzle Game della UsTwo rilasciato nel 2014 si presenta subito e con un po di "spocchia" come un gioco stilisticamente indie-artistico (sottogenere grafico un po minimal e ricercato, difficilissimo da usare, che può variare con facilità spaventosa dal capolavoro alla zozzeria più assoluta), obbiettivamente molto "bellino" ma un po sciapo, non di cattivo gusto, che ci mette nei panni della piccola principessa Ida impegnata nel suo misterioso viaggio attraverso dei labirinti pieni di illusioni ottiche che noi dovremmo sfruttare a nostro favore, ruotando la visuale ed interagendo con lo scenario per raggiungere la fine di ogni livello, aguzzando la vista e l'ingegno, una sorta di Fez senza elementi platform per darvi un idea. Il gioco infatti non presenta elementi di azione, il ritmo del gioco è leggermento lento ed i controlli, ovviamente affidati unicamente al touch screen, sono semplici ma a volte un po troppo sensibili. Può capitare infatti un po troppo spesso di far ruotare troppo l'inquadratura o di far scorrere un elemento dello schermo molto più in la di quanto desiderato, piccoli problemi leggermente fastidiosi che però non minano l'esperienza finale. La difficoltà è ahimè su livelli molto bassi, i labirinti-enigma si lasciano superare infatti un po troppo facilmente non offrendo mai una vera sfida al giocatore, che se abbastanza attento al design dei livelli, può finire il gioco e gustarsi la semplice storia in circa 2 ore, una longevità non nuova per i titoli indie ma che lascia un po l'amaro in bocca.
Si poteva fare di più.
Il comparto sonoro infine è semplice ma efficace, non memorabile ma decisamente in grado di integrarsi alla perfezione con l'ambientazione ed il "senso" dello strampalato mondo di Ida, rendendo dunque il gioco nel suo complesso decisamente godibile.
Un piccolo titolo visivamente carino forse un po vittima dei cliché del genere ma con del buono dentro dunque, decisamente non un capolavoro ma un esperienza gradevole che non mi ha convertito al gaming "serio" su mobile ma che comunque mi ha divertito. Se lo trovate in sconto ad una manciata di euro, prendetelo pure a cuor leggero.
Accattateville.

Per terminare questo post, vorrei farvi notare che la sigla di Forum non sfigurerebbe affatto in un Casltevania ed informarvi che, grazie anche alla mia spettacolare ragazza ed al mio migliore amico, diventerò presto possessore di una console """NextGen"""...
Recensioni moderne a GoGo dunque? Non proprio, ho sempre qui accanto a me il mio amato Dreamcast ed una lista di giochi Nes e Zx Spectrum da giocare.

See Ya!

Pazto

venerdì 1 luglio 2016

Bidu! Est!! Foh!!!

Sup?
Dopo un E3 decisamente non esaltante sul quale evito di spendere parole, eccomi di nuovo qua, un po di fretta, pronto a narrarvi di una vecchia gloria ahimè non troppo conosciuta o eccelsa, che però sa riportarci indietro nel tempo con un vigore tutto suo... Sto parlando di:

Nostalgia - Destrega



Ah Destrega, caro Destrega!
Titolo che sa identificare come pochi quel periodo videoludico di fine anni 90 in cui il (IL!!!) Playstation dominava ormai in pianta stabile il mercato.
Nel 1998 (ed in occidente nell'anno successivo) infatti, la buona Koei, decise di deliziarci con un bizzarro picchiaduro ad ambientazione Fantasy-Medioevale che come detto poco sopra ben sa rappresentare quel filone di titoli un po dozzinali ma con del buono dentro, programmati in fretta e furia, che letteralmente inondarono gli scaffali dei negozi al fine ultimo di cavalcare il clamoroso successo ottenuto della scatoletta grigia di Sony. Vibra della gloria di quel periodo, iniziando dalla colonna sonora poco ispirata per poi proseguire con un cast stereotipato che più stereotipato non si può, finendo con uno storytelling, un doppiaggio ed una grafica che rasentano la sufficienza, tutto ciò confezionato però, state attenti, con un gameplay niente male!
Il gameplay difatti, assieme a qualche altro accorgimento, è ciò che salva questo gioco dall'oblio della mediocrità assoluta riuscendo a distaccarsi dai clichè del genere e ad avere una propria identità. Per prima cosa, non saremo legati a combattere su un asse bidimensionale: il nostro personaggio infatti potrà muoversi liberamente per gli stage multilivello presenti nel gioco, in un modo molto simile a ciò che Sega con il suo sublime Power Stone proporrà poco tempo dopo. Il sistema di attacchi poi, è piuttosto intrigante: se il nemico si troverà vicino a noi sferreremo, utilizzando i 3 tasti dedicati all'attacco, dei comuni calci e pugni ma appena si creeranno delle distanze tra i due contendenti, gli stessi tasti ci permetteranno di scagliare 3 tipi di magie, combinabili tra loro al fine di ottenere risultati diversi. Ed è su queste basi che si fonda il gameplay fluido e divertente del gioco, riuscendo a creare un giusto mix di frenesia action e strategia fuori dagli schemi che ben si applica al genere dei picchiaduro, formula adottata peraltro con leggere differenze anche dal recente Pokken Tournament di Nintendo.
La seconda qualità che il gioco offre, a mio modo di vedere, è la modalità storia: distaccandosi dai classici Story Mode presenti nei tradizionali "rullacartoni" dove si sceglie un unico personaggio e lo si porta avanti affrontando scontri a random al fine di raggiungere la cutscene finale, in questo gioco è presente un unica storia che durante il suo svolgimento (narrato tramite molti filmati) ci porterà ad utilizzare un po tutto il cast del gioco. Idea secondo il mio punto di vista intelligente che ultimamente viene sempre più utilizzata (come ad esempio nei nuovi Mortal Kombat o in Dead Or Alive 5) ma che al tempo fu una piacevole novità.
La storia  in se comunque, come detto poco sopra, non è di certo stellare mostrandosi fin da subito poco ispirata e decisamente non avvincente, recitata poi tramite un doppiaggio che di certo non migliora la situazione mantenendosi su livelli bassi sia nella sua incarnazione inglese che in quella italica, dove però tra le varie voci, attenti a voi, spunta un possente Alessandro Ricci voce di Solid Snake... "Dannazione!!!". Giubileo. Standing Ovation.
Destrega in conclusione è una bella Nostalgia Bomb, fotografia di una generazione videoludica, non di certo un capolavoro, ma un discreto titolo "divertente che sa divertire" e questo amici miei rimane un pregio notevole in ogni videogioco che si rispetti. Se vi avanza del tempo giocatevelo, non ve ne pentirete.

Babe of the Post

Per rimanere in tema: Milena, la "Zozzona" di Destrega!



See Ya!

Pazto

giovedì 5 maggio 2016

Quel.Genere.Lì!!!

Sup?
Ultimamente ho avuto davvero molti impegni: un nuovo lavoro, una marea di commissioni e faccende da svolgere ed anche qualche nuovo hobby. Il tempo rimanente ovviamente è stato smistato tra fidanzata, amici, famiglia e quello che più o meno da sempre, è il mio hobby principale: ovviamente i videogame.
Ho giocato a molti titoli nell'ultimo periodo, sia recenti che retrò (con tanto di una bella capatina al sempre troppo poco lodato Zx Spectrum), spaziando tra "Tripla A" ed Indies, senza però trovare qualcosa che facesse veramente breccia nel mio dolce cuoricino. Stranamente mi ha divertito molto più del previsto Assassin's Creed IV - Black Flag, "piratesco" capitolo della famosa (ed a mio modo di vedere incredibilmente sopravvalutata) saga, che questa volta si è però presentata con un titolo piuttosto valido nonostante ovviamente si porti dietro tutti gli storici difetti che l'ormai arcinota IP non manca mai di riproporci. Ho poi giocato con gusto a SuperHot, divertente e stiloso FPS a modo suo rivoluzionario che però pecca di una longevità assai striminzita, stesso discorso per il buon Rez per Dreamcast e per il divertente ibrido tra Western e Bullet Hell / Danmaku di "A Fistful of Gun", per poi passare ad il pluripremiato "The Last Of Us", molto bello, senza dubbio, ma non esente da difetti (potrei parlarne in modo più approfondito in futuro), mi sono addentrato addirittura nel reboot di Devil May Cry, che ho trovato tremendamente mediocre ed ho dato una spulciata al mercato mobile, continuando a trovarlo poco interessante, benchè sia riuscito finalmente a provare il buon F2P by Mistwalker (Sakaguchi, I Luv Ya) "Terra Battle". Ho giocato anche a molti altri titoli (che non sto qui ad elencare, perchè al momento non ricordo!), che come detto poco sopra, non mi hanno lasciato granché. Poi, un po dal nulla, mi sono preso un Humble Bundle (eterna gloria anche a loro) di prodotti Nintendo, con al suo interno, oltre al divertentissimo Retro City Rampage DX, un piccolo titolino chiamato "Affordable Space Adventures". Incuriosito da codesto misterioso giuoco, ho iniziato con un po di titubanza l'avventura, assaporando con mia sorpresa, già nei primissimi minuti, atmosfere che mi hanno ricordato quel piccolo gioiello di PID (se non lo avete fatto, andatevi a leggere la mia recensione!!!), che tanto mi colpì anni or sono. C'è poco da fare, nonostante non siano il mio tipo di gioco preferito, i piccoli "Platform-Adventure-Puzzle" con atmosfere particolari ed un po cupe (sottogenere reso famoso da Limbo) riescono sempre a colpirmi, contro ogni mia razionale previsione. 
E' una cosa davvero strana da spiegare: a mente fredda è un genere che mi comunica molto poco, che di per sè non mi interessa granchè ma che poi pad alla mano, riesce sempre ad intrigarmi.... Eh... La natura è assai misteriosa a volte, capricciosa oserei dire!
In ogni caso, tornando sui binari del discorso...

Currently Playing - Affordable Space Adventures




Affordable Space Adventures è un titolo che fa parte di "QuelGenereLì" dove contano in egual misura sia le nostre skill con il controller, che quelle di ragionamento. Il gioco ci vede immersi nella tuta di un astronauta-turista che si lascia tentare da una strana compagnia di viaggio in un pacchetto turistico sinceramente un po dubbioso, ambientato su un pianeta semi-sconosciuto, dove "oh my god plot twist" le cose iniziano ad andare lentamente sempre peggio. Nostro scopo è ovviamente riportare il nostro bel popò e la nostra astronavina super-cutie di nuovo a casa, utilizzando il nostro, od i nostri pad (difatti il gioco supporta un divertente Multiplayer) nel migliore dei modi.
Parlando di pad, come non menzionare l'ottimo lavoro svolto dalla semi-sconosciuta "KnapNok Games" su questa esclusiva Wii U: il gioco mostra difatti costantemente sullo schermo del controller diverse informazioni e ci mette a disposizione una plancia di controllo "virtuale" da utilizzare col touch screen necessaria per svolgere molte azioni, dal regolare la temperatura all'interno dell'abitacolo, al gestire la potenza dei motori, il tutto continuando a pilotare il mezzo con i tradizionali stick analogici. Ed è qui che subentra la forte componente Multiplayer del gioco: è possibile difatti smistare i diversi comandi tra i giocatori, per rendere la risoluzione degli ostacoli assai più facile, creando una vera e propria collaborazione, sopratutto vocale, tra i membri del team. Il gioco è fruibile anche in singleplayer, diventando però leggermente più difficile e "freddo", minando quella che è davvero una divertente esperienza in compagnia e sopratutto uno dei migliori utilizzi dello strano pad della Nintendo...
In definitiva se siete come me sfortunati possessori della strampalata console (Bayonetta 2, è colpa tua!) vi consiglio vivamente questo piccolo titolo, e
 vista la assai scarsa scelta di giochi che ci propone tale "mattone", nulla non è!


Babe Of The Post

Una Trap, perchè si.


Rimanendo in tema Nintendo, voglio farvi partecipe del fatto che la casa di Kyoto mi ruberà di qui a breve ulteriori soldi con i (diciamocelo), inutili ma irresistibili Amiibo, e che sotto sotto, non odio il Wii U come voglio far credere. Però Mario Gatto mi sta davvero sui maroni.

See Ya!

Pazto